Cremona riserva un'altra bella storia da affiancare a Zanén de la Bàla ed è quella di Sant'Agata e della tavola che le è dedicata, custodita nel Museo Diocesano.
La storia della tavola ha un inizio che si perde nel tempo tra il XIII e il XIV secolo. Perduto è anche il nome dell'autore, chiamato Maestro della Tavola di Sant'Agata e nulla più. Un miniatore, probabilmente.
Dalla sua collocazione originaria, nella chiesa di Sant'Agata, la tavola veniva rimossa ed esposta al pubblico nei pochi giorni legati alla ricorrenza della morte a Catania della Santa, il 5 febbraio. Culmine degli eventi era una solenne processione che potevi far sostare davanti a casa, pagando un obolo, per proteggere i propri cari dagli incendi, non rari nelle città medievali e rinascimentali. Parimenti la tavola veniva esposta davanti a edifici già in fiamme, invocando il miracolo.
Tale doveva essere il buon rapporto dalla Santa con i suoi fedeli che, dalla seconda metà del Settecento, le autorità cittadine aumentano il richiamo al rispetto della sacralità della processione e al mantenimento dell'ordine pubblico. I documenti lo attestano. Dai primi decenni dell'Ottocento sarà la gendarmeria a preservare l'ordine. Fino al 1869, anno in cui la processione viene sospesa e confinata all'interno della chiesa. Non avrà modo di riprendersi. Una sorta di riscaldamento globale degli animi che è riuscito a cancellare una devozione secolare.
Curiosa è perfino la storia che l'ha vista venerare, per gli stessi secoli, come un reliquiario. Maledetta tecnologia che ha permesso di evidenziare come l'unica cosa contenuta dalla tavola sia un tappo di legno fissato con dello stucco. "Un corpuscolo della lunghezza di circa 2 mm, ritrovato entro la stuccatura in gesso, da identificarsi con un frammento di smalto inglobato in modo accidentale nell'amalgama gessoso che fissava il tappo alla chiusura" (come riferito nel sito della Regione Lombardia). A detta dei restauratori una trivellatura realizzata da chi non si può sapere al fine di appurare la presenza di una qualche reliquia. Sicuramente in una notte di acqua e vento.