Se tutta la nostra storia fosse conservata in vecchi dischi di pc ormai consunti forse di Giovanni Baldesio, gonfaloniere della città di Cremona, si saprebbe poco, probabilmente niente.
Ed invece la pietra, ed una pietra in particolare, a distanza di secoli, tramanda ancora tra le sue pieghe e tra le sue palle - ben 3 - la storia dell'epica battaglia tra Zanén de la Bàla (così come era popolarmente chiamato Giovanni Baldesio) e il figlio dell'Imperatore Enrico IV di Franconia per liberare la città di Cremona dal tributo annuale dovuto al Sacro Romano Impero: una palla d'oro di cinque chili. Vinse Zanén e meritò la statua insieme a Berta de Zoli, che gli fu data in moglie con tanto di dote e proprietà terriere. E vinse anche Cremona che, liberatasi dal fardello dell'imposta - tanto valeva la vittoria! - trasportò la palla d'oro sulla cuspide del Torrazzo, in segno di ringraziamento, e divenne, da lì a poco, libero Comune.
La storia è meravigliosa. Non è detto che sia vera. C'è chi sostiene che la statua ritrovata a Cremona nel 1417 rappresenti invece Ercole, considerato il leggendario fondatore della città, fermatosi tra quelle case ancora col sudore della sua undicesima fatica: il furto dei pomi d'oro delle Esperidi. Tre pomi d'oro. Tre, come le palle che sembrerebbe tenere in gioco Zanén de la Bàla, tra mani e piede.
Tra Ercole e Zanén io tifo per Zanén. Anche se un Ercole vestito così potrebbe starmi pure simpatico. La statua la trovate a un passo dal Torrazzo, a Cremona, e a me fa una gran tenerezza. E che la sua storia incerta sia ancora lì, a farci pensare, merita un racconto. Il racconto della pietra e delle mani che l'hanno resa storia.