Alcune lezioni dal “perfetto manuale di cattivo giornalismo”, ovvero Numero zero di Umberto Eco (Bompiani).
«I perdenti, come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell’erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto» (p. 17).
«Guardate i grandi giornali anglosassoni. Se raccontano, che so, di un incendio o di un incidente automobilistico non possono evidentemente dire come la pensano loro. E allora inseriscono nell’articolo, tra virgolette, le dichiarazioni di un testimone, un uomo della strada, un rappresentante dell’opinione pubblica. Messe le virgolette, quelle affermazioni diventano fatti, cioè è un fatto che quel tale abbia espresso la tale opinione. Però si potrebbe supporre che il giornalista abbia dato voce solo a chi la pensa come lui. Pertanto di dichiarazioni ce ne saranno due, in contrasto tra loro, per mostrare che è un fatto che ci siano su una faccenda opinioni diverse - e il giornalista rende conto di questo fatto inoppugnabile. L’astuzia sta nel virgolettare prima un’opinione banale, poi un’altra opinione, più ragionata, che assomiglia molto all’opinione del giornalista. Così il lettore ha l’impressione di essere informato circa due fatti ma è indotto ad accettare una sola opinione come la più convincente» (p. 55).
«Per sapere che cosa mettere in un giornale bisogna, come si dice nelle alre redazioni, fissare l’agenda. […] Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie. E sapere mettere insieme quattro notizie diverse significa proporre al lettore una quinta notizia» (p. 57).
«Un ritaglio dice che il Tale è stato multato anni fa per eccesso di velocità, l’altro che il mese scorso ha visitato un campeggio di boy scout, l’altro ancora che ieri è stato visto in discoteca. Si può benissimo partire da lì per suggerire che si tratta di uno spericolato che viola il codice della strada per andare in luoghi dove si beve, e che probabilmente, dico probabilmente ma evidentemente, gli piacciono i ragazzini. Abbastanza per screditarlo. E dicendo solo la pura verità. Inoltre la forza di un dossier è che non serve neppure mostrarlo: basta far circolare la voce che esiste e contiene notizie - diciamo - interessanti» (p. 133).
«I perdenti, come gli autodidatti, hanno sempre conoscenze più vaste dei vincenti, se vuoi vincere devi sapere una cosa sola e non perdere tempo a saperle tutte, il piacere dell’erudizione è riservato ai perdenti. Più cose uno sa, più le cose non gli sono andate per il verso giusto» (p. 17).
«Guardate i grandi giornali anglosassoni. Se raccontano, che so, di un incendio o di un incidente automobilistico non possono evidentemente dire come la pensano loro. E allora inseriscono nell’articolo, tra virgolette, le dichiarazioni di un testimone, un uomo della strada, un rappresentante dell’opinione pubblica. Messe le virgolette, quelle affermazioni diventano fatti, cioè è un fatto che quel tale abbia espresso la tale opinione. Però si potrebbe supporre che il giornalista abbia dato voce solo a chi la pensa come lui. Pertanto di dichiarazioni ce ne saranno due, in contrasto tra loro, per mostrare che è un fatto che ci siano su una faccenda opinioni diverse - e il giornalista rende conto di questo fatto inoppugnabile. L’astuzia sta nel virgolettare prima un’opinione banale, poi un’altra opinione, più ragionata, che assomiglia molto all’opinione del giornalista. Così il lettore ha l’impressione di essere informato circa due fatti ma è indotto ad accettare una sola opinione come la più convincente» (p. 55).
«Per sapere che cosa mettere in un giornale bisogna, come si dice nelle alre redazioni, fissare l’agenda. […] Non sono le notizie che fanno il giornale, ma il giornale che fa le notizie. E sapere mettere insieme quattro notizie diverse significa proporre al lettore una quinta notizia» (p. 57).
«Un ritaglio dice che il Tale è stato multato anni fa per eccesso di velocità, l’altro che il mese scorso ha visitato un campeggio di boy scout, l’altro ancora che ieri è stato visto in discoteca. Si può benissimo partire da lì per suggerire che si tratta di uno spericolato che viola il codice della strada per andare in luoghi dove si beve, e che probabilmente, dico probabilmente ma evidentemente, gli piacciono i ragazzini. Abbastanza per screditarlo. E dicendo solo la pura verità. Inoltre la forza di un dossier è che non serve neppure mostrarlo: basta far circolare la voce che esiste e contiene notizie - diciamo - interessanti» (p. 133).