venerdì 12 agosto 2011

Le radici del cielo

Caro Lettore,
leggi queste da Le radici del cielo di Romain Gary (Neri Pozza):
«Bisogna che gli uomini riescano a salvare anche le cose che non gli servono per fare suole di scarpe o macchine da cucire, che conservino un margine, una riserva dove potersi rifugiare ogni tanto. Solo allora si potrà incominciare a parlare di civiltà» (p. 82).
«Può darsi che la cosiddetta civiltà consista solo in un lungo sforzo per ingannare gli uomini sul proprio conto» (p. 96).
«Nessuno è mai riuscito a risolvere questa contraddizione: difendere qualcosa di umano insieme agli uomini» (p. 155).
«Lo humour è una dinamite silenziosa ed educata che vi permette di far saltare in aria la vostra condizione ogni volta che ne avete abbastanza, ma nella maniera più discreta e pulita» (p. 248).
«Non bisogna mai disperare. Certo, per far questo bisogna essere matti, ma il primo rettile che ha trascinato il proprio ventre fuori dall’acqua per vivere sulla terra senza polmnoni, e ha provato lo stesso a respirare, era matto anche lui. E da questo a un certo punto è venuto fuori l’uomo. Bisogna sempre tentare il massimo» (p. 370).
«Bisognerà inventare una puntura speciale o delle pastiglie. Finiranno certo per trovarle un giorno o l’altro. Ho sempre avuto fiducia, io. Credo al progresso e un giorno finiranno per mettere in vendita delle pastiglie di umanità. Bisognerà prenderne una al mattino, ancora digiuni, prima di recarsi fra la gente. E allora tutto diventerà più interessante, si potrà perfino fare della politica» (p. 405).
«Però è bello sapere che esiste qualcuno, da qualche parte, che fa quel che si deve fare contro tutto e contro tutti: è una cosa che vi permette di dormire tranquilli» (p. 407).
«Be’, quel tipo era matto anche lui. Completamente suonato. Per questo ci provò. È il nostro antenato, cerchiamo di non dimenticarlo. Non saremmo quel che siamo senza di lui. Sicuro, era uno che aveva del fegato. E anche noi dobbiamo provare, perché questo è il progresso. E a forza di provare, come faceva lui, forse spunteranno anche a noi gli organi necessari, per esempio l’organo della dignità o quello della fratellanza… Meriterebbe davvero di essere fotografato un organo come quello. Ecco perché continuo a dirti di tenere un po’ di pellicola… Non si sa mai» (p. 443).

E, se puoi ancora concedermi del tempo, leggi questa da La Biblioteca dei Morti di Glenn Cooper (Nord):
«Ogni viaggio ha un punto di partenza» (p. 167).