Lasciate ai cuori una speranza.
domenica 19 ottobre 2025
sabato 18 ottobre 2025
Comici spaventati guerrieri
Tratterrò per me tre punti.
Il primo mi ricorda quegli stessi anni. Tenevo pur io la cartamoneta da cinquecento lire per comprare il cono gelato. Ed ora, nel 2025, ho lo stesso pensiero sul tempo. La citazione è a pag. 86 dell’edizione 2023 di Feltrinelli.
Lucio decise di seguire l’indicazione del velocipede, e brandendo una cartamoneta da cinquecento entrò nella locanda sormontata dalla parola luminosa “Ice cream”. Subito vide che le cinquecento lire non avrebbero potuto comprare neanche un sospiro di mirtillo.
Nulla rende l’idea del tempo passato
Quanto il crescer del prezzo del gelato.
La seconda è un canto senza respiro. Un monologo di quegli anni che è rimasto appeso al muro come un dipinto a colori in stile Ulisse di Joyce. È da pag. 93 a pag. 96.
Lee inizia a parlare, uno di quei fuochi di artificio che lei ben conosce. Devo trovare un uomo. Si chiama Coccodrillo. Spaccia. O forse non è lui. Sai se Leone si bucava? Tu dici di no, ma spesso non si dice neanche a chi ti sta vicino. No, hai ragione tu, Leone non era il tipo. Però cosa faceva li a Bessico? C'è quel tipo, Federico, un fascista ripulito, l'ho preso da parte, mi ha spiegato le virtù di quel palazzo. Ho imparato a imitarli sai, a volte cammino e parlo come loro, sento quello che pensano, non ci credi? Mi hanno portato via i miei libri, certi vanno bene altri no, dicono, proprio come in carcere, e anche sei punture di Zerol mi fanno e io mi alzo e corro via e loro ci restano di merda, il dottore ha detto, questo è come se c'avesse dentro un'altra chimica, ed è vero, non guardarmi così: è la scienza che lo dice, tutte le volte che guardi più profondamente una cosa, trovi nuovo disordine, nuove particelle, figure nella polvere e tutto quello che sapevi di quella cosa salterà in aria. Hai mai visto i matti guardare sempre nello stesso punto? Tu non sai cosa possono vedere e non sai perché resto sveglio e non voglio salvarmi ad ogni costo, non guardarmi così. Una volta ci
somigliavamo, eravamo tre note di un accordo, leone Cina e zingara, ma poi c’è un punto in cui i fili si rompono e gli altri si allontanano. Ma i bastardi li vedo bene sì, quelli sono ancora al loro posto pazzi di rabbia perché per una volta li abbiamo smascherati, e non ce la perdoneranno mai nei secoli dei secoli e allora è guerra, non farmi i tuoi discorsi miti, la mitezza è un privilegio grande ma il dolore la avvelena in un attimo, io esco da quella galera e la città è peggio che mai, la gente cade per terra, parla da sola, vomita e crepa e tutti passano e non hanno visto niente, e si affrettano a dare nuovi eleganti nomi alla loro corruzione, e ogni tanto parlano dell'uomo comune, ipocriti, l'uomo comune che vi piace è stupido e avido come voi, così lo vorreste, un vigliacco che può ammazzare per vigliaccheria, mentre loro ammazzano per necessità, per i loro divini soldi, Lucia, sono loro ora gli estremisti, violenti assassini estremisti dell'ideologia più ideologia del secolo, un'economia più sacra di una religione, più feroce di un esercito, ricordando bene con un brivido quando tutto salterà in aria, quando s oscurerà, malattia senza sintomi, caos di geroglifico incomprensibile e voi sempre più crudeli informati impotenti in mezzo alla strada, e chi raccoglierà i frammenti allora gli oggetti i rottami, magari ci fosse qualcuno, magari ci sarà davvero Lucia, questa è la speranza e intanto brucio e non c’è nessun patto da firmare né col diavolo né con la rassegnazione, Lucia, siamo un'altra cosa da sempre fortunatamente e non guardarmi così no, non ho finito, te lo dico io chi ha ucciso Leone, forse uno di questi che una volta facevano i compagni e hanno spacciato per anni e dicevano che erano i fascisti, col cazzo, vieni con me a vedere chi sono, oppure hai paura, scusami non venirci, son posti schifosi ci nuota il coatto si dice adesso, come suona bene, peccato che tutti i compagni non siano come te Lucia, vieni a vedere questo Coccodrillo spia della polizia, me l'ha venduta tante volte la roba e quando ho smesso me la lasciava gratis sul sedile della macchina, generoso, vero? Come quelli che ti lasciavano l'esplosivo in casa e dicevano ognuno deve fare la sua parte, eppure c'è chi mi ha salvato tante volte, parlato, anche tu Lucia, e ci sarà alla fine una verità Lucia e scopriremo la verità giù nell'acqua e su fino al più altissimo porço non ci credi? dimmi di sì, io brucio dentro questa storia e non ne vedrò la fine, ma scopriremo la verità, perché se c'è solo un po' di verità c'è speranza e chi l'ha fatta brillare ha fatto abbastanza e non importa se poi non si salverà, salvarsi per avere cosa, questo mondo dove continuano a insultare chi è debole, Lucia, se penso a tutte le persone pulite che ho incontrato e continuano a offenderle Lucia, le uccidono, non ci sono parole per questo delitto, non si può sopportare tutto questo capisci Lucia quando sono nella mia stanza e qualcuno urla anche con gli occhi si può urlare Lucia, Lucia mi chiedo, che cosa è successo, perché fingete di non vedere, vorrei capire qualche volta Lucia, ma sapessi che musica nella testa, negli oggetti consumati, e dopo quanto veleno ti senti addosso Lucia, e allora pensa se non fosse così, se non ci credessi più, se tossi perbene Lucia saremmo una coppia normale, io e te, al ritorno dal cinema andremmo a casa e non saremmo perduti in una città di notte, ma quelli perbene forse sono perduti lo stesso Lucia, ma se almeno ascoltassero, se capissero che l'altra metà di verità per quanto si può raccontare solo urlando è l'altra metà necessaria, Don si può togliere via non si può dimenticare, alla fine solo il dolore esiste come esisto io, un matto per strada, un matto è una persona che non sa dove andare, niente di più Lucia, tu puoi capire, tu che sei benedetta tra le donne, tu che mi hai visto felice, tu che sei coraggiosa tu che a volte mi hai lasciato solo come un cane tu che adesso per favore scendi non guardarmi ti dico, questo è un sentiero per comici spaventati guerrieri e io non voglio né vincere né perdere solo che tu mi ricordi e dopo che mi anneghino nello zero di quelle medicine e mi chiamino come vogliono e tornino a raccontare le loro storie, non sono vere, manca metà, tu lo capisci cara, almeno tu e allora scendi per favore.
"Vengo con te," disse Lucia.
La terza perché a quasi quarant’anni di distanza tutti dicono “che sporca cosa è la guerra” ma pensano ancora che è bella ed eccitante. Anzi, qualcuno, senza memoria, ha smesso di pensarlo ed ha perfino iniziato a dirlo. Da pag. 98 a pag. 99.
Ridiscendiamo al primo piano. Sandri guarda un film di guerra e gli piace, è uno di quei film dove tutti dicono "che sporca cosa è la guerra" ma si capisce che invece il regista pensa che è bella ed eccitante. È così rassicurante pensare che per mille coglioni che parlano contro la guerra ne basta uno fidato che metta un po’ di tritolo nel posto giusto per raccendere tutto, come il gas. Sandri guarda la sua collezione di pistole e la trova più bella e fatale di qualsiasi collezione di pipe. Dopo il film c'è un dibattito con un intellettuale pacifisso. Stronzi. Abbiamo letto anche noi, cosa credete? L'Iliade è un libro sull'ira, l'Odissea sull'incazzatura di un dio vendicativo e l'Eneide un massacro e l’Orlando è furioso e la Gerusalemme mica la liberano col carro attrezzi e Shakespeare finisce sempre a spadate e Don Chisciotte non l'ho letto ma se è Don sarà tipo "il padrino" con sangue e mitragliate. Si guarda allo specchio, gonfia il torace, si trova niente male. Non come Rambo, ma non importa. I Rambi passano, i Sandri restano.
Favole dell'abbandono: La scarpina
Per chi ha voglia di una favoletta di primo mattino c'è "La scarpina" su lortica.it della serie Favole dell'abbandono. Perché quando uno si sveglia troppo presto per qualsiasi cosa l'unica cosa da fare è immaginare.
giovedì 16 ottobre 2025
L'ultimo segreto per un mondo migliore
“L’ultimo segreto” (Rizzoli) è finito in libreria ma voglio qui conservare queste poche parole così legate al nostro tempo. Per i curiosi stanno alle pagine 760-762 e non consiglio di arrivarci senza leggere quelle che le precedono.
«A quanto emerso, però» spiegò Katherine, «l'attacco e la fuga non sono le uniche reazioni del cervello alla paura della morte. Esiste una risposta più graduale, che si consolida nel corso degli anni quando sentiamo che il mondo non è più un luogo sicuro. Uno scenario che ormai riguarda molte persone.»
«È una paura razionale» commentò Nagel.
«Ogni giorno siamo esposti a un bombardamento mediatico che ci ricorda come l'ambiente sia in pericolo e siano sempre più concrete le minacce di una guerra nucleare, di pandemie incombenti, di genocidi e delle altre infinite atrocità compiute sul nostro pianeta. Tutte queste informazioni innescano nel cervello una strategia di gestione del terrore che lavora in background: non attiva la modalità di attacco o fuga, ma ci predispone al peggio. In sostanza, più il mondo diventa terrificante più tempo trascorriamo a prepararci inconsciamente alla morte.»
Nagel non era sicura di aver capito dove stesse andando a parare il discorso. «Prepararci alla morte... come?»
«Credo che la risposta la sorprenderà. Di certo ha sorpreso me. Mentre facevo delle ricerche sul cervello e la salienza della mortalità, ho scoperto che la paura crescente della morte causa un'importante serie di risposte comportamentali. Tutte egoistiche.»
«Scusi?»
«La paura ci rende egoisti» chiari Katherine. «Più temiamo la morte, più ci aggrappiamo a noi stessi, ai nostri averi, ai nostri spazi sicuri... a ciò che ci è familiare. Mostriamo una maggior propensione al nazionalismo, al razzismo e all'intolleranza religiosa. Ci facciamo beffe dell'autorità, ignoriamo le convenzioni sociali, rubiamo agli altri cosi da accumulare per noi e diventiamo più materialisti. Abbandoniamo persino il nostro senso di responsabilità ambientale, perché pensiamo che il pianeta sia una causa persa e che siamo comunque condannati.»
«Uno scenario allarmante» concordò Nagel. «Sono proprio questi comportamenti che alimentano le tensioni globali, il terrorismo, i divari culturali e le guerre.»
«Sì. […] Purtroppo si innesca un circolo vizioso: più la situazione peggiora, peggio ci comportiamo. E peggio ci comportiamo, più la situazione peggiora.»
«E secondo la sua teoria questa spirale preoccupante deriva dalla paura che l'uomo ha della morte?»
«Non è una mia teoria» replicò Katherine. «È dimostrata scientificamente da una montagna di prove statistiche raccolte attraverso analisi osservazionali, esperimenti comportamentali e sondaggi demoscopici. Il punto più rilevante, però, è il comportamento mostrato da chi, per qualsiasi ragione, non teme la morte: più benevolo, più aperto al prossimo, più collaborativo, più rispettoso dell'ambiente. Questo significa che, se riuscissimo a liberarci la mente dal terrore della morte...»
«Ci ritroveremmo a vivere in un mondo migliore.»
mercoledì 15 ottobre 2025
Chisciotte tra le cose belle
Tra le cose belle che accadranno nei prossimi mesi, tra le valige da riempire di costumi e di strumenti, ci sarà il ritorno sulle scene dello spettacolo "In Arte son Chisciottə". Ti ricordi quel tempo in cui sembrava difficile ricordarci chi eravamo e chi avremmo potuto essere? Noi, raccolti nell'ampio spazio protetto del teatro, in quegli stessi giorni davamo vita a una produzione di compagnia che non smette di sorprendermi per i suoi tanti sussurri.
La prima data di questo nuovo rocambolesco viaggio sarà il Teatro Comunale Mario Spina di Castiglion Fiorentino, sabato 13 dicembre 2025, ore 21.
Punti fermi
Questa mattina mi sono messo a pensare ai punti fermi. Si sono mossi.
Per saperne di più non resta che leggere l'ultima tra le mie Ai Stories su lortica.it dal titolo, per l'appunto: Punti fermi.
martedì 14 ottobre 2025
Lavare la coscienza
Quando i tempi si fanno bui, gli umani si incattiviscono e l'igiene se ne va a quel paese c'è un solo consiglio che mi sento di condividere: lavare la coscienza. Ed io conosco 10 modi per farlo. Ne parlo nelle mie Pagine Allegre.
Per gli appassionati degli aneddoti l'asciugatura della coscienza con un panno di pelle di daino a fine articolo è un omaggio a Nicola Rignanese e allo spettacolo "Morire del ridere", prodotto non pochi anni fa da Teatro Popolare d'Arte e Officine della Cultura, di cui ho fatto parte insieme a Massimo Ferri e Luca Roccia Baldini. Ha girato un po' in tutta italia, qualcuno di certo se ne ricorderà. Grazie Nicola: quell'idea di asciugare la coscienza non mi ha mai abbandonato.
domenica 12 ottobre 2025
giovedì 9 ottobre 2025
Il più e il meno
(Pag. 23) Un bambino dirimpettaio di loro li credeva ai lavori forzati. Oggi so di preciso che è così: vendere la propria forza di lavoro, con l’agguato continua di ferirsi, cadere. Scontavano la pena di essere figli di fatica, senza scuola. Avevano allegrie improvvise, sfogate in canti nel frastuono dei colpi degli arnesi. Il corpo aggiusta gli sforzi e i respiri sopra un ritmo musicale. Il corpo di un operaio spende meno energia quando raggiunge il canto. Il corpo è un meccanismo musicale a fiato, a corde e a percussione.
(Pag. 35) Così erano le storie, una materia travolgente che ognuno sapeva svolgere con perizia e istinto, trascinando verso i brividi o il riso secondo l’ora e i piaceri. Imparavo così che la letteratura non poteva competere in potenza con i cantastorie e con il loro teatro in spalla. I libri che cominciavo a conoscere avvincevano diversamente, non per il fulmicotone degli avvenimenti scanditi dalle voci.
(Pag. 49) Ho saputo da me che per scrivere bisogna stare sgomberi, sfrattati, come alloggi in cui arrivano le storie, a carovane zingare in cerca dello spazio di nessuno.
(Pag. 90) Ho conosciuto lì l’odore del coraggio. Non è da raccogliere in essenze e farne profumo. Il coraggio puzza di sudore, di sputo, di sangue, di bestemmia e di supplica, di fogna e di furore. La paura incallita affiora in superficie e chiede aiuto, la paura maledetta e sacrosanta rende quelle ore di lavoro un quotidiano sacrificio di Isacco.
(Pag. 92) Quelle persone venute prima ci hanno spianato il cammino battendo come alpinisti un passaggio in neve alta, affrontando il rischio di venire travolti dalla valanga della reazione. Nessuno li costringeva a esporsi, solo il loro sentimento di giustizia che a volte fa di una persona una prua che apre il mare in due. Perché la giustizia non è un codice di leggi, ma un sentimento che scalda e salda le ragioni e il fiato, la dignità e la colonna vertebrale.
(Pag. 98) La scrittura sacra onora lo straniero, non per la sua merce di bracciante, lo onora e basta, senza tornaconto. Raccomanda di lavare i piedi al pellegrino, all’ospite improvviso. Neanche devi attendere che bussi all’uscio: Abramo si precipita incontro ai tre che vide da lontano avvicinarsi al suo accampamento, alle querce di Mamre. La scrittura sacra onora lo straniero perché è seme del mondo, perché alla specie umana fu chiesto di moltiplicarsi e riempire le facce della terra. E prescrive di amarlo: “E lo amerai come te stesso perché stranieri foste in terra di Egitto” (Levitico/Vaikrà 19,34). E stranieri furono per quarant’anni di deserto condividendo manna in parti uguali, luoghi e tende, passi, fermate e un’alleanza stretta con la divinità scesa sul Sinai. Straniera è la specie umana sulla faccia del mondo: “Perché mia è la terra e stranieri e residenti siete voi presso di me” (Levitico/Vaikrà 25,23). Forestiero è la condizione di partenza, la premessa. Senza di questa è facile ubriacarsi, prendersi per padroni del suolo, dell’aria, dell’acqua e del fuoco, spartirsi tra pochi le quote abusive di un condominio del mondo.
La parte migliore del giorno
(Pag. 28) Sono una bella cosa gli spettacoli della domenica pomeriggio: dissipano un po’ l’inevitabile malinconia delle serate domenicali, di cui tutte le domeniche sere rimangono prigioniere.
(Pag. 29) Le due giovani donne sono bionde, magre, elegantissime nel loro abito nero. Le musiciste sono quasi sempre carine; il signor Spitzweg ha l’impressione che una volta non fosse così. Gli strumenti si accordano. Tra il pubblico qualcuno si schiarisce la voce. Non appena inizia il primo pezzo, uno spettatore è colto da un incontenibile attacco di tosse. Ci sono sempre tante piccole cose irritanti nei concerti. Quasi dei riti. Alla fine del primo movimento alcuni applaudono. Arnold non sa cos’è più fastidioso: l’imbarazzo quelli che applaudono e si ritraggono sentendo di non essere seguiti; il disprezzo quasi palpabile di chi sa e considera gli altri dei bifolchi; o la mansuetudine dei musicisti, che accettano che non tutti siano melomani e abbozzano un sorriso di perdono prima di attaccare subito con il movimento lento, per non prolungare l’equivoco.
(Pag. 45) Ma per il momento si concentra solo sulla voluttà del gesto con cui estrae dalla tasca il coltellino svizzero che non usa mai, che gli gonfia i pantaloni del piacere dei godimenti inappagati. “Può servire per un sacco di cose”.
(Pag. 54) Quanto a lui, Arnold non vedeva un’antinomia tra la sua tendenza a vivere piccole bolle di tempo cristallizzato e il desiderio di prolungarle, di autenticarle con le parole. Forse perché non poteva ambire allo stile? Scriveva le parole come gli venivano, senza un vero sforzo e senza ricerca. Provava, al contrario dei grandi scrittori votati il silenzio, la deliziosa sensazione di moltiplicare il potere del presente attraverso la tentazione di raccontarlo.
(Pag. 71) È curioso, ma rimpiange quella fase della vita. Sono così forti i primi caldi estivi quando ci si gioca il futuro. Si è innamorati, si ha paura, ma i mattini sono talmente leggeri, nella freschezza che precede il sole sicuro. Si prova in maniera confusa il piacere di stare bene nel proprio corpo, anche se non si sa ancora come un giorno possa scomparire. È così che si vede il mondo, anche se è eccessivo. Si ha qualcosa da perdere.
(Pag. 149) Arnold si lascia avvincere spesso dalle onde del piccolo schermo. Ogni volta che ha parlato di reality show, Dumontier o Jeanne Corval lo hanno messo alle corde: “Non so cosa sono, non li guardo”. Il signore Spitzweg non potrebbe dire altrettanto. Li ha guardati, affascinato da quel desiderio di una notorietà fine a se stessa. Ogni tanto si è giustificato con Clémence, la sola che gli dia retta: “Sotto c’è come un’angoscia metafisica. Un bisogno di esistere che non poggia sul nulla. Questo è tipico della nostra epoca. Mi fa inorridire, certo. Ma stranamente mi riguarda”.
mercoledì 8 ottobre 2025
lunedì 6 ottobre 2025
Culture contro la paura
Ma come si fa a dire che oggi è lunedì? Con una notizia così per me vale domenica! L'Orchestra Multietnica di Arezzo, I Benvegnù e Dario Brunori! Insieme! Sul palco! Ho finito i punti esclamativi! Me ne resta uno: i biglietti sono già in vendita su Ticketone!
sabato 4 ottobre 2025
Favole dell'abbandono: La fantasia della rete
Per una rete che finisce in strada c'è una favola che finisce in rete. Tornano le mie favole dell'abbandono con: La fantasia della rete.
mercoledì 1 ottobre 2025
Occident Express su Rai5
Avviso per chi non c'era, per chi mancava, per chi aveva qualcos'altro da fare e s'è perso una delle 100 repliche in teatro di "Occident Express (Haifa è nata per star ferma". Domenica 5 ottobre, alle ore 15:50 su RAI5, potrà tornare in scena con noi assistendo alla versione filmica dello spettacolo per la regia di Simone Marcelli. Sempre con Ottavia Piccolo e I Solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo su testo di Stefano Massini.
La foto postata è stata scattata da Alessandro Botticelli direttamente dal set delle riprese: il Teatro Petrarca di Arezzo.
Il pensiero dell'autunno
Ottobre, autunno, un poco di freddo, un poca di pioggia, tanta bellezza nei teatri di nuovo in fiore. Vale dunque primavera, questo autunno, mentre stiamo preparando il ritorno sulle scene, per la seconda stagione, di "Matteotti. Anatomia di un fascismo" di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e I Solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo.
domenica 28 settembre 2025
Cartoline dal Palio
Cartoline a e da quel pazzo mondo del Palio di Isola Dovarese. Due settimane fa, a quest'ora, ero ancora nel XV secolo. Eppure avevo mangiato da poco marubini in brodo. "Come trattate i pezzi di legno voi non lo fa nessuno. Vi abbraccio forte" sta scritto dietro, per gli isolani.
La prima cartolina è un link ed il racconto fa parte della mia serie Pagine Allegre su Toscanamedianews.it (qui su Quinewsarezzo.it perché mi fa piacere così).
La seconda è proprio quello che sembra. A presto!
sabato 27 settembre 2025
Ai Stories: L'arte più difficile
L'altro giorno, in cucina, avevo a che fare con i porri e con i finocchi. Ed anche con lo scalogno (che il correttore automatico non contempla: la scalogna è molto più attuale). Non sono riuscito a non fermare un pensiero: quanta volontà di far come le cipolle. Tagliavo e pensavo. Pensavo e sfogliavo, mentalmente, una cipolla (cosa molto più gradita perché non porta lacrime).
Stamani, con l'alba sugli occhi, ne è venuto fuori il raccontino "L'arte più difficile" della serie Ai Stories inserite nel mio blog su L'Ortica notizie pungenti.
Se avete voglia di leggerlo, prima di mettervi a cucinare per il fine settimana, accomodatevi. Basta poco e non serve condimento: va giù da solo. Vegetariani e vegani sono i benvenuti.
venerdì 26 settembre 2025
martedì 23 settembre 2025
Teatri e stagioni
sabato 20 settembre 2025
Favole dell'abbandono: Le quattro gambe
Per finire bene questo sabato, nonostante tutto, una favola di coraggio e di amicizia. Perché l'impossibile è una convenzione. Buona lettura! "Le quattro gambe" della serie Favole dell'Abbandono.
giovedì 18 settembre 2025
Saràbanda
Si chiude un progetto, si apre un concerto! Stasera tutti in Piazza Zucchi, ad Arezzo, per la festa in musica dell'Orchestra Multietnica di Arezzo a conclusione del progetto Saràbanda. Ingresso libero. Inizio ore 21!
mercoledì 17 settembre 2025
Tre giorni intensi
Tre giorni intensi, nei quali è sempre difficile trovare un momento clou: e forse non sarebbe nemmeno giusto fare una classifica. Certo però, se il Palio – in programma a metà pomeriggio – assegna alla contrada vincitrice tra San Bernardino, San Giuseppe, Le Gerre e Porta Tenca l’onore per un anno intero, fino al prossimo palio, lo spettacolo del sabato sera è sempre ricco di fascino.
Il Viaggio di San Brandano, vicenda ripresa dalla letteratura medievale nordica, e in particolare di un Paese come la Scozia, verso la conquista del Paradiso Terrestre ha tenuto tutti col fiato sospeso, per scoprire – come sempre avviene in questi casi – che quell’Eden si trova proprio in piazza Matteotti a Isola Dovarese.
Diretto da Gianni Micheli e con la supervisione artistica di Emanuele Tira, la Navigatio Insulensis di San Brandano e dei monaci ha animato un sabato sera benedetto dal bel tempo e dalla presenza di molte persone, che sin dalle prime ore della serata hanno affollato le varie locande, in modo da essere presenti dalle ore 21 al via della rappresentazione.
Un’edizione numero 58 che sta confermando le attese e del resto bastano queste immagini per scoprire quanta cura dei dettagli ci sia dietro i costumi, le scenografie e le coreografie: quando si dice che Isola Dovarese aspetta il Palio per tutto l’anno, è perché in effetti per tutto l’anno lo prepara, chiedendo “rinforzi” anche da fuori ma senza mai dimenticare il fatto che chi vive a Isola sente molto di più questi momenti, così come chi vive altrove ma da qui è partito.
Dall'articolo su Oglioponews.it di Giovanni Gardani
Tempo lieto
Aqua grama, tempo lieto, amici de l'arte delle cose belle.
Qui con Emanuele Tira. Grazie per lo scatto a Eugenio Carasi.
martedì 16 settembre 2025
La macchina del tempo
Sì, mi sarei visto bene in questi panni. Un libro tra le mani, la penna al fianco. Cronista di anni che non sapevano di quale futuro sarebbero stati protagonisti d'eccezione. Il Palio di Isola Dovarese, per me, è anche questo: una concreta, reale, possibile macchina del tempo.
Grazie per gli scatti ad Andrea Gaviraghi.
Nello scatto successivo il dialogo con Messer Giocondo (Andrea Turcato), stupefacente conoscitore delle regole dei giochi storici del Palio, in particolar modo del màgher!
lunedì 15 settembre 2025
Le cinque del pomeriggio
Quando scoccano le cinque del pomeriggio della domenica del Palio Di Isola Dovarese! La foto è di Claudio Gagliardini.
Nello scatto che segue - sempre di Claudio Gagliardini - l'ingresso in piazza di Barbara di Brandeburgo, marchesa di Mantova dal 1444 al 1478, di passaggio ad Isola Dovarese nel novembre del 1458. Sulla destra un modesto narratore terrà memoria dell'avvenimento per raccontarlo in piazza alle future generazioni.
domenica 14 settembre 2025
"Il fascino del Palio non va mai fuori moda"
Grazie a La Provincia, per il racconto prezioso e dettagliato del Sabato del Palio di Isola Dovarese. Non resta che la domenica...
sabato 13 settembre 2025
Una piccola parte del momento
Sono scatti che forse rendono l'idea, ed almeno una piccola parte del momento, ma io dico che se non venite al Palio Di Isola Dovarese a vedere dal vivo come qui nasce la magia c'è qualcosa che vi sfuggirà sempre.
Senza disperarsi c'è ancora oggi e ci sarà ancora domani. Vi aspetto in piazza!
venerdì 12 settembre 2025
Tornare a volare
Tra poco sarà tempo di Palio e si tornerà a volare.
Grazie a Gloria Perdomini per lo scatto. Anche se è uscito adesso ricorda il 57 Palio di Isola Dovarese, anno 2024. Un ricordo da tenere stretto perché so che non cadrò.
Venerdì del Palio
Venerdì del Palio Di Isola Dovarese - lavori in corso per quadrare il cerchio. Stasera ore 19:30 apertura delle taverne e dei mercati e poi è tutta magia!
giovedì 11 settembre 2025
mercoledì 10 settembre 2025
Palio di Isola Dovarese
Mentre il tempo corre in avanti, le maglie sfilano in corteo. Anche loro con i loro colori, omaggio a un desiderio irrefrenabile di mettersi in gioco, stupire e gioire. Vivere, in poche parole, nel racconto di una comunità: Isola Dovarese.
Da venerdì 12 a domenica 14 settembre è di scena la 58ma ed. del Palio di Isola Dovarese (la mia 8a ed. da regista).
martedì 9 settembre 2025
Nuovo Diritto Internazionale
Di fronte all'attuale sabotaggio dell'umanità e di ciò che avevamo pensato definisse l'umanità nella storia, di fronte alla riscrittura del presente puntando al basso, scavando verso il fondo, mentre il pianeta confida ormai nella nostra estinzione per rimettere a posto le cose a modo suo, mi pare che anche l'edificio del diritto internazionale, per come sia stato innalzato, sia crollato.
Evaporato, dall'oggi al domani.
Servono nuove materie d'insegnamento. Il racconto "Nuovo Diritto Internazionale" è ora online.
Ritocchi
Isola Dovarese. Le prime ore di un caldo pomeriggio. Ultimi ritocchi alle scenografie dell'atteso spettacolo del sabato sera del Palio di Isola Dovarese: quel mordente che serve per ritrovarsi in scena, per dare corpo alla fantasia.
lunedì 8 settembre 2025
Foto di rito
Questa è la mia foto di rito. Quando sono a Isola Dovarese per il Palio vengo qui, al Ponte dei Martiri, a sedermi tra le sue piante. A volte appena arrivo (quasi sempre). Sempre appena posso. Non so ancora quale storia mi racconti, l’Oglio, con il suo continuo borbottare, ma io l’ascolto e in parte capisco. E in tutto ne avverto il fascino.
Ne scattai una così il primo anno, era il 2015. Da allora è questo un mio luogo, uno dei miei luoghi del cuore. Qui mi potrai cercare, certo l’Oglio ti racconterà anche di me. E del mio incontro ormai decennale con l’Isola che non vedeva il mare.
sabato 6 settembre 2025
Un caffè a Isola Dovarese
Ormai non sono più un bevitore di caffè. Tuttavia, in considerazione di quest'ultimo sabato in sella al XXI secolo, voglio portarmi nel XV secolo che tra poco attraverseremo il gusto della novità. Vi aspetto a Isola Dovarese per il Palio, da venerdì 12 a domenica 14 settembre.
giovedì 4 settembre 2025
Magari domani resto
Si chiama “freva”, ed è quel particolare sentimento tutto partenopeo con il quale si descrive una sensazione di malessere che non è solo e semplicemente, come da traduzione, febbre, ma qualcosa di più violento e viscerale. Come tutti i sentimenti, anche la freva è difficile da spiegare, bisogna provarla sulla propria pelle.
“I genitori dovrebbero insegnare a rincorrere le passioni, non i progetti.”
“Le passioni ti possono regalare anche un pizzico di felicità ogni tanto, i progetti mai. Anzi, spesso te la portano via, la felicità intendo. Perché ti inducono a spostare l’obiettivo sempre un po’ più in là”, e rimane a guardarmi con espressione dolce.
“Sai che bisogna fare quando arrivano questi momenti nei quali ci sentiamo pieni di dubbi, insicuri e indecisi, e dove tutto ci sembra nero?”. Non rispondo. “Chiudere gli occhi e buttare giù un bel bicchiere di vino rosso.” Sorrido. Sì, ora il messaggio mi è più chiaro.
Che buffa la vita, ti impegni con tutta te stessa a sembrare diversa da tua madre, anno dopo anno, e poi, a un certo punto, una mattina qualsiasi, ti guardi allo specchio e rivedi il suo volto, le sue stesse rughe, e gli occhi stanchi. E allora sorridi alla tua immagine riflessa per ritrovare l’antica sensazione di fiducia che provavi a un suo sorriso.
“E poi mi fa arrabbiare chi vive nel passato, chi sta sempre lì a cercare di non perdere nulla, chi pensa ad ammassare oggetti e ricordi appunto. È inutile imballare le cose, serve solo a riempirti di roba vecchia che porta polvere. E la polvere, si sa, è fatta di pelle, unghie, capelli, è piena di vita, certo, ma di quella già disfatta.”
mercoledì 3 settembre 2025
Birre in Belgio
A proposito dell'articolo "Pizza e birra" (post precedente), e a suo completamento, pubblico il collage delle birre assaggiate in Belgio. L'unico ostacolo è stato il tempo: avremmo potuto e dovuto far meglio. Pazienza.
Nella mia personale classifica il podio è così composto: 1°) Grimbergen, una di quelle già conosciute, già trovate anche in Italia di pub in pub ma sempre speciale; 2°) una sorpresa del gusto, la Leffe Rouge (no, non è la rouge che si trova in Italia, mannaggia); 3°) per stupore e freschezza aromatica la Tripel Karmeliet; al 4° tutte le altre senza far danno a nessuna. Un plauso alla Duvel per il corso gratuito d'aggiornamento sulla schiuma. Lì dove nasce la Leffe è talmente bello e profumato e santificato che non sarei voluto venir via. La Jupiler vince il premio socievolezza.
Pizza e birra
È uscito oggi sul portale Quinews "Pizza e birra" un racconto che, tra le righe, è parecchio autobiografico. Parla di birra e di Belgio e chi non lo sa che in Belgio ci si va anche per la birra? Dedicato a quelli che hanno il sabato sera firmato "pizza e birra".
Grazie a Luca Roccia Baldini, Arianna Terzoni, Mirko Guerri, Erica Massai, Marta Cirinei, Libero, Letizia e Irene per la compagnia e la giusta motivazione in un viaggio alla ricerca del bicchiere dal gusto perfetto (che abbiamo portato a casa).