L'uomo ha la sua croce.
Man has his cross.
(Pag. 23) Un bambino dirimpettaio di loro li credeva ai lavori forzati. Oggi so di preciso che è così: vendere la propria forza di lavoro, con l’agguato continua di ferirsi, cadere. Scontavano la pena di essere figli di fatica, senza scuola. Avevano allegrie improvvise, sfogate in canti nel frastuono dei colpi degli arnesi. Il corpo aggiusta gli sforzi e i respiri sopra un ritmo musicale. Il corpo di un operaio spende meno energia quando raggiunge il canto. Il corpo è un meccanismo musicale a fiato, a corde e a percussione.
(Pag. 35) Così erano le storie, una materia travolgente che ognuno sapeva svolgere con perizia e istinto, trascinando verso i brividi o il riso secondo l’ora e i piaceri. Imparavo così che la letteratura non poteva competere in potenza con i cantastorie e con il loro teatro in spalla. I libri che cominciavo a conoscere avvincevano diversamente, non per il fulmicotone degli avvenimenti scanditi dalle voci.
(Pag. 49) Ho saputo da me che per scrivere bisogna stare sgomberi, sfrattati, come alloggi in cui arrivano le storie, a carovane zingare in cerca dello spazio di nessuno.
(Pag. 90) Ho conosciuto lì l’odore del coraggio. Non è da raccogliere in essenze e farne profumo. Il coraggio puzza di sudore, di sputo, di sangue, di bestemmia e di supplica, di fogna e di furore. La paura incallita affiora in superficie e chiede aiuto, la paura maledetta e sacrosanta rende quelle ore di lavoro un quotidiano sacrificio di Isacco.
(Pag. 92) Quelle persone venute prima ci hanno spianato il cammino battendo come alpinisti un passaggio in neve alta, affrontando il rischio di venire travolti dalla valanga della reazione. Nessuno li costringeva a esporsi, solo il loro sentimento di giustizia che a volte fa di una persona una prua che apre il mare in due. Perché la giustizia non è un codice di leggi, ma un sentimento che scalda e salda le ragioni e il fiato, la dignità e la colonna vertebrale.
(Pag. 98) La scrittura sacra onora lo straniero, non per la sua merce di bracciante, lo onora e basta, senza tornaconto. Raccomanda di lavare i piedi al pellegrino, all’ospite improvviso. Neanche devi attendere che bussi all’uscio: Abramo si precipita incontro ai tre che vide da lontano avvicinarsi al suo accampamento, alle querce di Mamre. La scrittura sacra onora lo straniero perché è seme del mondo, perché alla specie umana fu chiesto di moltiplicarsi e riempire le facce della terra. E prescrive di amarlo: “E lo amerai come te stesso perché stranieri foste in terra di Egitto” (Levitico/Vaikrà 19,34). E stranieri furono per quarant’anni di deserto condividendo manna in parti uguali, luoghi e tende, passi, fermate e un’alleanza stretta con la divinità scesa sul Sinai. Straniera è la specie umana sulla faccia del mondo: “Perché mia è la terra e stranieri e residenti siete voi presso di me” (Levitico/Vaikrà 25,23). Forestiero è la condizione di partenza, la premessa. Senza di questa è facile ubriacarsi, prendersi per padroni del suolo, dell’aria, dell’acqua e del fuoco, spartirsi tra pochi le quote abusive di un condominio del mondo.
(Pag. 28) Sono una bella cosa gli spettacoli della domenica pomeriggio: dissipano un po’ l’inevitabile malinconia delle serate domenicali, di cui tutte le domeniche sere rimangono prigioniere.
(Pag. 29) Le due giovani donne sono bionde, magre, elegantissime nel loro abito nero. Le musiciste sono quasi sempre carine; il signor Spitzweg ha l’impressione che una volta non fosse così. Gli strumenti si accordano. Tra il pubblico qualcuno si schiarisce la voce. Non appena inizia il primo pezzo, uno spettatore è colto da un incontenibile attacco di tosse. Ci sono sempre tante piccole cose irritanti nei concerti. Quasi dei riti. Alla fine del primo movimento alcuni applaudono. Arnold non sa cos’è più fastidioso: l’imbarazzo quelli che applaudono e si ritraggono sentendo di non essere seguiti; il disprezzo quasi palpabile di chi sa e considera gli altri dei bifolchi; o la mansuetudine dei musicisti, che accettano che non tutti siano melomani e abbozzano un sorriso di perdono prima di attaccare subito con il movimento lento, per non prolungare l’equivoco.
(Pag. 45) Ma per il momento si concentra solo sulla voluttà del gesto con cui estrae dalla tasca il coltellino svizzero che non usa mai, che gli gonfia i pantaloni del piacere dei godimenti inappagati. “Può servire per un sacco di cose”.
(Pag. 54) Quanto a lui, Arnold non vedeva un’antinomia tra la sua tendenza a vivere piccole bolle di tempo cristallizzato e il desiderio di prolungarle, di autenticarle con le parole. Forse perché non poteva ambire allo stile? Scriveva le parole come gli venivano, senza un vero sforzo e senza ricerca. Provava, al contrario dei grandi scrittori votati il silenzio, la deliziosa sensazione di moltiplicare il potere del presente attraverso la tentazione di raccontarlo.
(Pag. 71) È curioso, ma rimpiange quella fase della vita. Sono così forti i primi caldi estivi quando ci si gioca il futuro. Si è innamorati, si ha paura, ma i mattini sono talmente leggeri, nella freschezza che precede il sole sicuro. Si prova in maniera confusa il piacere di stare bene nel proprio corpo, anche se non si sa ancora come un giorno possa scomparire. È così che si vede il mondo, anche se è eccessivo. Si ha qualcosa da perdere.
(Pag. 149) Arnold si lascia avvincere spesso dalle onde del piccolo schermo. Ogni volta che ha parlato di reality show, Dumontier o Jeanne Corval lo hanno messo alle corde: “Non so cosa sono, non li guardo”. Il signore Spitzweg non potrebbe dire altrettanto. Li ha guardati, affascinato da quel desiderio di una notorietà fine a se stessa. Ogni tanto si è giustificato con Clémence, la sola che gli dia retta: “Sotto c’è come un’angoscia metafisica. Un bisogno di esistere che non poggia sul nulla. Questo è tipico della nostra epoca. Mi fa inorridire, certo. Ma stranamente mi riguarda”.
Ma come si fa a dire che oggi è lunedì? Con una notizia così per me vale domenica! L'Orchestra Multietnica di Arezzo, I Benvegnù e Dario Brunori! Insieme! Sul palco! Ho finito i punti esclamativi! Me ne resta uno: i biglietti sono già in vendita su Ticketone!
Per una rete che finisce in strada c'è una favola che finisce in rete. Tornano le mie favole dell'abbandono con: La fantasia della rete.
Avviso per chi non c'era, per chi mancava, per chi aveva qualcos'altro da fare e s'è perso una delle 100 repliche in teatro di "Occident Express (Haifa è nata per star ferma". Domenica 5 ottobre, alle ore 15:50 su RAI5, potrà tornare in scena con noi assistendo alla versione filmica dello spettacolo per la regia di Simone Marcelli. Sempre con Ottavia Piccolo e I Solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo su testo di Stefano Massini.
La foto postata è stata scattata da Alessandro Botticelli direttamente dal set delle riprese: il Teatro Petrarca di Arezzo.
Ottobre, autunno, un poco di freddo, un poca di pioggia, tanta bellezza nei teatri di nuovo in fiore. Vale dunque primavera, questo autunno, mentre stiamo preparando il ritorno sulle scene, per la seconda stagione, di "Matteotti. Anatomia di un fascismo" di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e I Solisti dell'Orchestra Multietnica di Arezzo.
Cartoline a e da quel pazzo mondo del Palio di Isola Dovarese. Due settimane fa, a quest'ora, ero ancora nel XV secolo. Eppure avevo mangiato da poco marubini in brodo. "Come trattate i pezzi di legno voi non lo fa nessuno. Vi abbraccio forte" sta scritto dietro, per gli isolani.
La prima cartolina è un link ed il racconto fa parte della mia serie Pagine Allegre su Toscanamedianews.it (qui su Quinewsarezzo.it perché mi fa piacere così).
La seconda è proprio quello che sembra. A presto!
L'altro giorno, in cucina, avevo a che fare con i porri e con i finocchi. Ed anche con lo scalogno (che il correttore automatico non contempla: la scalogna è molto più attuale). Non sono riuscito a non fermare un pensiero: quanta volontà di far come le cipolle. Tagliavo e pensavo. Pensavo e sfogliavo, mentalmente, una cipolla (cosa molto più gradita perché non porta lacrime).
Stamani, con l'alba sugli occhi, ne è venuto fuori il raccontino "L'arte più difficile" della serie Ai Stories inserite nel mio blog su L'Ortica notizie pungenti.
Se avete voglia di leggerlo, prima di mettervi a cucinare per il fine settimana, accomodatevi. Basta poco e non serve condimento: va giù da solo. Vegetariani e vegani sono i benvenuti.
Per finire bene questo sabato, nonostante tutto, una favola di coraggio e di amicizia. Perché l'impossibile è una convenzione. Buona lettura! "Le quattro gambe" della serie Favole dell'Abbandono.
Si chiude un progetto, si apre un concerto! Stasera tutti in Piazza Zucchi, ad Arezzo, per la festa in musica dell'Orchestra Multietnica di Arezzo a conclusione del progetto Saràbanda. Ingresso libero. Inizio ore 21!
Tre giorni intensi, nei quali è sempre difficile trovare un momento clou: e forse non sarebbe nemmeno giusto fare una classifica. Certo però, se il Palio – in programma a metà pomeriggio – assegna alla contrada vincitrice tra San Bernardino, San Giuseppe, Le Gerre e Porta Tenca l’onore per un anno intero, fino al prossimo palio, lo spettacolo del sabato sera è sempre ricco di fascino.
Il Viaggio di San Brandano, vicenda ripresa dalla letteratura medievale nordica, e in particolare di un Paese come la Scozia, verso la conquista del Paradiso Terrestre ha tenuto tutti col fiato sospeso, per scoprire – come sempre avviene in questi casi – che quell’Eden si trova proprio in piazza Matteotti a Isola Dovarese.
Diretto da Gianni Micheli e con la supervisione artistica di Emanuele Tira, la Navigatio Insulensis di San Brandano e dei monaci ha animato un sabato sera benedetto dal bel tempo e dalla presenza di molte persone, che sin dalle prime ore della serata hanno affollato le varie locande, in modo da essere presenti dalle ore 21 al via della rappresentazione.
Un’edizione numero 58 che sta confermando le attese e del resto bastano queste immagini per scoprire quanta cura dei dettagli ci sia dietro i costumi, le scenografie e le coreografie: quando si dice che Isola Dovarese aspetta il Palio per tutto l’anno, è perché in effetti per tutto l’anno lo prepara, chiedendo “rinforzi” anche da fuori ma senza mai dimenticare il fatto che chi vive a Isola sente molto di più questi momenti, così come chi vive altrove ma da qui è partito.
Dall'articolo su Oglioponews.it di Giovanni Gardani
Aqua grama, tempo lieto, amici de l'arte delle cose belle.
Qui con Emanuele Tira. Grazie per lo scatto a Eugenio Carasi.
Sì, mi sarei visto bene in questi panni. Un libro tra le mani, la penna al fianco. Cronista di anni che non sapevano di quale futuro sarebbero stati protagonisti d'eccezione. Il Palio di Isola Dovarese, per me, è anche questo: una concreta, reale, possibile macchina del tempo.
Grazie per gli scatti ad Andrea Gaviraghi.
Nello scatto successivo il dialogo con Messer Giocondo (Andrea Turcato), stupefacente conoscitore delle regole dei giochi storici del Palio, in particolar modo del màgher!
Quando scoccano le cinque del pomeriggio della domenica del Palio Di Isola Dovarese! La foto è di Claudio Gagliardini.
Nello scatto che segue - sempre di Claudio Gagliardini - l'ingresso in piazza di Barbara di Brandeburgo, marchesa di Mantova dal 1444 al 1478, di passaggio ad Isola Dovarese nel novembre del 1458. Sulla destra un modesto narratore terrà memoria dell'avvenimento per raccontarlo in piazza alle future generazioni.
Grazie a La Provincia, per il racconto prezioso e dettagliato del Sabato del Palio di Isola Dovarese. Non resta che la domenica...
Sono scatti che forse rendono l'idea, ed almeno una piccola parte del momento, ma io dico che se non venite al Palio Di Isola Dovarese a vedere dal vivo come qui nasce la magia c'è qualcosa che vi sfuggirà sempre.
Senza disperarsi c'è ancora oggi e ci sarà ancora domani. Vi aspetto in piazza!
Tra poco sarà tempo di Palio e si tornerà a volare.
Grazie a Gloria Perdomini per lo scatto. Anche se è uscito adesso ricorda il 57 Palio di Isola Dovarese, anno 2024. Un ricordo da tenere stretto perché so che non cadrò.
Venerdì del Palio Di Isola Dovarese - lavori in corso per quadrare il cerchio. Stasera ore 19:30 apertura delle taverne e dei mercati e poi è tutta magia!
Mentre il tempo corre in avanti, le maglie sfilano in corteo. Anche loro con i loro colori, omaggio a un desiderio irrefrenabile di mettersi in gioco, stupire e gioire. Vivere, in poche parole, nel racconto di una comunità: Isola Dovarese.
Da venerdì 12 a domenica 14 settembre è di scena la 58ma ed. del Palio di Isola Dovarese (la mia 8a ed. da regista).
Di fronte all'attuale sabotaggio dell'umanità e di ciò che avevamo pensato definisse l'umanità nella storia, di fronte alla riscrittura del presente puntando al basso, scavando verso il fondo, mentre il pianeta confida ormai nella nostra estinzione per rimettere a posto le cose a modo suo, mi pare che anche l'edificio del diritto internazionale, per come sia stato innalzato, sia crollato.
Evaporato, dall'oggi al domani.
Servono nuove materie d'insegnamento. Il racconto "Nuovo Diritto Internazionale" è ora online.
Isola Dovarese. Le prime ore di un caldo pomeriggio. Ultimi ritocchi alle scenografie dell'atteso spettacolo del sabato sera del Palio di Isola Dovarese: quel mordente che serve per ritrovarsi in scena, per dare corpo alla fantasia.
Questa è la mia foto di rito. Quando sono a Isola Dovarese per il Palio vengo qui, al Ponte dei Martiri, a sedermi tra le sue piante. A volte appena arrivo (quasi sempre). Sempre appena posso. Non so ancora quale storia mi racconti, l’Oglio, con il suo continuo borbottare, ma io l’ascolto e in parte capisco. E in tutto ne avverto il fascino.
Ne scattai una così il primo anno, era il 2015. Da allora è questo un mio luogo, uno dei miei luoghi del cuore. Qui mi potrai cercare, certo l’Oglio ti racconterà anche di me. E del mio incontro ormai decennale con l’Isola che non vedeva il mare.
Ormai non sono più un bevitore di caffè. Tuttavia, in considerazione di quest'ultimo sabato in sella al XXI secolo, voglio portarmi nel XV secolo che tra poco attraverseremo il gusto della novità. Vi aspetto a Isola Dovarese per il Palio, da venerdì 12 a domenica 14 settembre.
A proposito dell'articolo "Pizza e birra" (post precedente), e a suo completamento, pubblico il collage delle birre assaggiate in Belgio. L'unico ostacolo è stato il tempo: avremmo potuto e dovuto far meglio. Pazienza.
Nella mia personale classifica il podio è così composto: 1°) Grimbergen, una di quelle già conosciute, già trovate anche in Italia di pub in pub ma sempre speciale; 2°) una sorpresa del gusto, la Leffe Rouge (no, non è la rouge che si trova in Italia, mannaggia); 3°) per stupore e freschezza aromatica la Tripel Karmeliet; al 4° tutte le altre senza far danno a nessuna. Un plauso alla Duvel per il corso gratuito d'aggiornamento sulla schiuma. Lì dove nasce la Leffe è talmente bello e profumato e santificato che non sarei voluto venir via. La Jupiler vince il premio socievolezza.
È uscito oggi sul portale Quinews "Pizza e birra" un racconto che, tra le righe, è parecchio autobiografico. Parla di birra e di Belgio e chi non lo sa che in Belgio ci si va anche per la birra? Dedicato a quelli che hanno il sabato sera firmato "pizza e birra".
Grazie a Luca Roccia Baldini, Arianna Terzoni, Mirko Guerri, Erica Massai, Marta Cirinei, Libero, Letizia e Irene per la compagnia e la giusta motivazione in un viaggio alla ricerca del bicchiere dal gusto perfetto (che abbiamo portato a casa).
Non pensar male. Non è una foto di degrado urbano. Di rifiuti abbandonati per strada, tra una casa e un giardino. Questo è il màgher, lì dove nasce, per strada, tra asfalto, erba e cemento. Ogni latta che vedi, accartocciata, è una tòla. Perché le latte, qui, sono come i bruchi: diventano farfalle. Farfalle da scolpire con una buona mira. Neanche i sassi son sassi: sono ciottoli del fiume Oglio. E devi avere il fiume Oglio a portata di piede per poterli tenere in mano.
Conosco un solo luogo dove si gioca il màgher: Isola Dovarese. Conosco un solo momento in cui questo gioco storico va in scena per il paese intero: la domenica del Palio di Isola Dovarese. Domenica 14 settembre, per essere esatti. Anche se consiglio di venire a Isola già da venerdì 12: l'inizio della festa!
René Magritte, disegno per "Moralità del sonno" di Paul Eluard, pubblicato da "L'Aiguille Aimantée", Bruxelles, aprile 1941. Presso il Museo Magritte di Bruxelles.
Tutto ruota intorno a cose più importanti, lo so, ma avevo questa scelta di Pahumot che mi girava nella testa e l'ho buttata giù. D'altronde siamo così assurdi e distruttivi che spalmare la crema solare sull'asfalto mi pare quasi tra le stupidità meno gravi e meno assurde che potremmo compiere.
Se avete tempo e voglia di leggere il racconto "La crema solare" lo trovate su L'Ortica notizie pungenti.
Ma perché lasciare i muri bianchi quando ci sono i colori? Può capitare, passeggiando per Bruxelles, di farsi questa domanda.
E questo è "Le dinosaure transparent" di Vincent Glowinski.