“Cosa Nostra spiegata ai bambini” di Stefano Massini.
Non riesco a farne a meno. Ascolto il testo e mi ritrovo ragazzo. Negli anni di Elda Pucci Sindaco di Palermo, dalla primavera del 1983 a quella del 1984, io, ad Arezzo, di Cosa Nostra, ne sapevo il nome, il cognome e i morti ammazzati, elencati dal telegiornale. Morti lontani in una terra lontana. Sconosciuta. Morti che forse, per come ne parlavano i cronisti, la morte potevano anche essersela andati a cercare. A questa ignoranza, negli anni in cui il mio cruccio più grande, lo ammetto, era l’acne, cercava di porre rimedio un amico siculo. Amico trasferitosi ad Arezzo con la famiglia da alcuni anni ma pur sempre molto legato alla sua terra. Lui sì che sapeva di cosa parlava. Raccontandomi Cosa Nostra, educandomi, pur se adolescente, come me, si stupiva di quanto poco, io, noi, ne fossimo al corrente. Si meravigliava di come non riuscissi e non riuscissimo, colpevolmente, a leggere ciò che era Cosa Nostra non per un territorio circoscritto, la lontana Sicilia, ma per tutti noi. Parlava di politica. Locale e Nazionale. Parlava di partiti, compromessi, di cui tutti sapevano. E facevano finta di non sapere. Parlava di quotidiano clientelismo e di relazioni occulte tra Stato e Mafia che tanto erano lampanti quanto doveva essere forte la nostra volontà di chiudere gli occhi. Ed io volevo aprirli ma davvero non sapevo come. Ero a mio modo protetto da Cosa Nostra, quasi incapace, per nascita, per geografia, di leggere un fenomeno tanto complesso, socialmente e politicamente. Eppure, in casa, non vivevo certo nella bambagia. Sono cresciuto sentendo parlare di diritti dei lavoratori, di rispetto, di sciopero, di lotte sindacali, di giustizia, del valore etico dell’onestà, di clientelismo, di corruzione della politica. E per questo racconto quotidiano, anche con me, devo molto ai miei genitori.
Che quel mio amico, tuttavia, sapesse di cosa parlava, profetico sotto tanti aspetti legati appunto alla “giustizia”, pur se ragazzo come me, lo ha dimostrato la storia. Lo hanno dimostrato i processi. Le condanne. La fine ingloriosa di partiti politici che hanno guidato per anni il nostro paese. Che avesse ragione, quando parlava della nostra colpevolezza, lo ha dimostrato, purtroppo, la nostra reiterata volontà di non saper cogliere nessi e legami. Ieri come oggi. Di chiudere gli occhi, semplicemente, per non dover prendere posizioni, come dire, scomode… insostenibili, infruttuose. Per seguire, nel modo più semplice, la via dei nostri interessi.
Mi sento dunque di ringraziare Stefano Massini per questo testo, per questa sua ricerca non solo su Cosa Nostra ma sulle parole per raccontarla. Sul punto di vista focalizzato su un periodo, circoscritto, e su una figura femminile sconosciuta ai più: Elda Pucci. Grazie, Stefano. Ti ringrazio per la memoria, la memoria di un mio tempo, di una mia storia, che mi hai riconsegnato. Ti ringrazio per avermi illustrato, inconsapevolmente o meno, il coraggio di generazioni, come quella del mio amico e della sua famiglia, che non hanno smesso di svelare l’ignavia che genera la connivenza, che fa chiudere gli occhi, pagando sempre di persona.
L’anteprima nazionale di “Cosa Nostra spiegata ai bambini” è prevista domani, 3 novembre 2021, al Teatro Verdi di Monte San Savino. Per questo chi può, domani, venga. Venite. E se proprio non potete domani venite appena vi sarà possibile nel teatro a voi più vicino. C’è Ottavia Piccolo che è straordinaria ed ha la giusta forza per raccontare una storia forte, che non dà adito a scuse. Ci sono i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo che sono bravissimi: Enrico Fink, Massimo Ferri, Luca Roccia Baldini, Massimiliano Dragoni, Mariel Thairaj, io, Gianni Micheli. Del testo vi ho parlato. Delle musiche, scritte da Enrico Fink, non vi ho detto niente perché dovete sentirle, assolutamente. E poi c’è la regia, sensibile, di Sandra Mangini, le forme, i colori e le composizioni di Raffaella Rivi e ancora il lavoro sul palco e fuori di Paolo Bracciali, Federico Calzini, Michele Pazzaglia. Venite! Soprattutto se siete uomini e donne come me, adolescenti nel 1983. Venite! Anche se non avete avuto un amico siculo. Anzi, a maggior ragione: venite!
Non riesco a farne a meno. Ascolto il testo e mi ritrovo ragazzo. Negli anni di Elda Pucci Sindaco di Palermo, dalla primavera del 1983 a quella del 1984, io, ad Arezzo, di Cosa Nostra, ne sapevo il nome, il cognome e i morti ammazzati, elencati dal telegiornale. Morti lontani in una terra lontana. Sconosciuta. Morti che forse, per come ne parlavano i cronisti, la morte potevano anche essersela andati a cercare. A questa ignoranza, negli anni in cui il mio cruccio più grande, lo ammetto, era l’acne, cercava di porre rimedio un amico siculo. Amico trasferitosi ad Arezzo con la famiglia da alcuni anni ma pur sempre molto legato alla sua terra. Lui sì che sapeva di cosa parlava. Raccontandomi Cosa Nostra, educandomi, pur se adolescente, come me, si stupiva di quanto poco, io, noi, ne fossimo al corrente. Si meravigliava di come non riuscissi e non riuscissimo, colpevolmente, a leggere ciò che era Cosa Nostra non per un territorio circoscritto, la lontana Sicilia, ma per tutti noi. Parlava di politica. Locale e Nazionale. Parlava di partiti, compromessi, di cui tutti sapevano. E facevano finta di non sapere. Parlava di quotidiano clientelismo e di relazioni occulte tra Stato e Mafia che tanto erano lampanti quanto doveva essere forte la nostra volontà di chiudere gli occhi. Ed io volevo aprirli ma davvero non sapevo come. Ero a mio modo protetto da Cosa Nostra, quasi incapace, per nascita, per geografia, di leggere un fenomeno tanto complesso, socialmente e politicamente. Eppure, in casa, non vivevo certo nella bambagia. Sono cresciuto sentendo parlare di diritti dei lavoratori, di rispetto, di sciopero, di lotte sindacali, di giustizia, del valore etico dell’onestà, di clientelismo, di corruzione della politica. E per questo racconto quotidiano, anche con me, devo molto ai miei genitori.
Che quel mio amico, tuttavia, sapesse di cosa parlava, profetico sotto tanti aspetti legati appunto alla “giustizia”, pur se ragazzo come me, lo ha dimostrato la storia. Lo hanno dimostrato i processi. Le condanne. La fine ingloriosa di partiti politici che hanno guidato per anni il nostro paese. Che avesse ragione, quando parlava della nostra colpevolezza, lo ha dimostrato, purtroppo, la nostra reiterata volontà di non saper cogliere nessi e legami. Ieri come oggi. Di chiudere gli occhi, semplicemente, per non dover prendere posizioni, come dire, scomode… insostenibili, infruttuose. Per seguire, nel modo più semplice, la via dei nostri interessi.
Mi sento dunque di ringraziare Stefano Massini per questo testo, per questa sua ricerca non solo su Cosa Nostra ma sulle parole per raccontarla. Sul punto di vista focalizzato su un periodo, circoscritto, e su una figura femminile sconosciuta ai più: Elda Pucci. Grazie, Stefano. Ti ringrazio per la memoria, la memoria di un mio tempo, di una mia storia, che mi hai riconsegnato. Ti ringrazio per avermi illustrato, inconsapevolmente o meno, il coraggio di generazioni, come quella del mio amico e della sua famiglia, che non hanno smesso di svelare l’ignavia che genera la connivenza, che fa chiudere gli occhi, pagando sempre di persona.
L’anteprima nazionale di “Cosa Nostra spiegata ai bambini” è prevista domani, 3 novembre 2021, al Teatro Verdi di Monte San Savino. Per questo chi può, domani, venga. Venite. E se proprio non potete domani venite appena vi sarà possibile nel teatro a voi più vicino. C’è Ottavia Piccolo che è straordinaria ed ha la giusta forza per raccontare una storia forte, che non dà adito a scuse. Ci sono i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo che sono bravissimi: Enrico Fink, Massimo Ferri, Luca Roccia Baldini, Massimiliano Dragoni, Mariel Thairaj, io, Gianni Micheli. Del testo vi ho parlato. Delle musiche, scritte da Enrico Fink, non vi ho detto niente perché dovete sentirle, assolutamente. E poi c’è la regia, sensibile, di Sandra Mangini, le forme, i colori e le composizioni di Raffaella Rivi e ancora il lavoro sul palco e fuori di Paolo Bracciali, Federico Calzini, Michele Pazzaglia. Venite! Soprattutto se siete uomini e donne come me, adolescenti nel 1983. Venite! Anche se non avete avuto un amico siculo. Anzi, a maggior ragione: venite!