martedì 22 agosto 2017

La bambina silenziosa (ovvero dopo i quarant'anni)

Quanto accade, accadrà o vi sta già accadendo dopo i quarant’anni ve lo racconto con le parole di Peter Høeg, La bambina silenziosa, Mondadori. Consigliato a chi ha buon orecchio o non ne ha proprio ma sta cercando buoni consigli. Consigliato a chi deve fare una tesina su Bach. Sconsigliato a chi ascolta il pop in cuffia. Sul finale ho qualche perplessità ma se vi va leggetelo. 

«Dopo i quarant’anni la memoria a breve termine perde qualche colpo» (p. 28).
«Piombò sul prato di schiena, i polmoni completamente svuotati. Quando uno ha sei anni e gli succede per la prima volta, crede di morire. A quarantadue sa che non se la potrà cavare così facilmente» (p. 66).
«Col passare degli anni, l’essere umano adegua la propria età e tonalità all’interno del circolo delle quinte. È la corrispondenza acustica di ciò che chiamiamo maturazione» (p. 97).
«Ogni giorno che passa dopo aver compiuto quarant’anni l’ospizio e la lente d’ingrandimento illuminata si fanno più vicini» (p. 103).
«Non gli restava che telefonare a suo padre. Non è una buona cosa avere quarantadue anni e dover ancora telefonare a papà perché non hai altre risorse» (p. 163).
«C’è qualcosa che non va se un ragazzo in gamba pensa a sua madre anche se ha compiuto quarantadue anni ed è quasi morto?» (p. 253).
«Era splendido. Quando si sono compiuti quarantadue anni si comincia a vivere di ricordi» (p. 254).
«Desiderò che fosse lì ora, accanto a lui; ci si deve vergognare di avere nostalgia della propria madre quando si hanno quarantadue anni e si cammina su una coda tesa sulla crisi?» (p. 338).