Maestro Clarinetto saluta e abbraccia tutti i piccoli spettatori che questa mattina hanno affollato il Teatro Pietro Aretino di Arezzo! A loro e alle loro maestre un vivo “Grazie!” per l’attenzione, la pazienza, gli occhi vispi e i canti ballerini che hanno accompagnato e guidato l’intero spettacolo, in barba alla “paura” e in omaggio al mondo della musica con tutti i suoi strumenti (quelli dell’Orchestra Fatata di Maestro Clarinetto, naturalmente)!
Un abbraccio a tutte le maestre (più un maestro) che non deve estendersi a quelle due tra le prime file che prima (e per prima intendo un buon venti minuti) hanno borbottato come al mercato… bla bla bla bla bla bla… in barba alla mia fatica e alla concentrazione dei piccoli affidati alle loro cure fisiche, mentali e culturali... quindi hanno completato il loro quadro meraviglioso d’amaro scuotimento di nacchere con quanto di meglio possibile in teatro, ovvero: cellulare che squilla, persona che si alza, persona che cerca al buio l’uscita attirando occhi e orecchie, voce che risponde, il tutto ripetuto anche in occasione del rientro. E poi ancora bla e bla e bla. Giuro che mi sono trattenuto dal dare visibilità e risalto al fastidio vissuto solo nel rispetto dei loro piccoli studenti, per non minare quella stima e quell’autorità che certo le due maestre dalla parlantina rutilante non sembrano voler meritare.
Qui mi sfogo, caro Lettore, e detto questo mi dimenticherò dell’avvenuto, come tante volte è già accaduto. Ma, per carità, almeno tu ricordati che in teatro - e che sia teatro ragazzi o teatro adulti poco importa - il cellulare, coi suoi squilli insolenti e inopportuni, non è ancora il benvenuto… e prima di sederti in platea alla lingua servi camomilla!
Un abbraccio a tutte le maestre (più un maestro) che non deve estendersi a quelle due tra le prime file che prima (e per prima intendo un buon venti minuti) hanno borbottato come al mercato… bla bla bla bla bla bla… in barba alla mia fatica e alla concentrazione dei piccoli affidati alle loro cure fisiche, mentali e culturali... quindi hanno completato il loro quadro meraviglioso d’amaro scuotimento di nacchere con quanto di meglio possibile in teatro, ovvero: cellulare che squilla, persona che si alza, persona che cerca al buio l’uscita attirando occhi e orecchie, voce che risponde, il tutto ripetuto anche in occasione del rientro. E poi ancora bla e bla e bla. Giuro che mi sono trattenuto dal dare visibilità e risalto al fastidio vissuto solo nel rispetto dei loro piccoli studenti, per non minare quella stima e quell’autorità che certo le due maestre dalla parlantina rutilante non sembrano voler meritare.
Qui mi sfogo, caro Lettore, e detto questo mi dimenticherò dell’avvenuto, come tante volte è già accaduto. Ma, per carità, almeno tu ricordati che in teatro - e che sia teatro ragazzi o teatro adulti poco importa - il cellulare, coi suoi squilli insolenti e inopportuni, non è ancora il benvenuto… e prima di sederti in platea alla lingua servi camomilla!