lunedì 26 settembre 2011

Dedicato a chi organizza eventi teatrali e musicali

Caro Lettore,
vorrei farti latore di un messaggio. Vedi la foto qui sotto? È quello che accade quando si invitano degli esseri umani a suonare in una piazza con degli strumenti musicali originali. Vorrei tu inviassi quest’immagine ai tanti organizzatori di eventi (forse troppi) che, pur volenterosi, dimenticano tante piccole banalità. Vado ad elencartele:
- Un essere umano non è autospurgante e, di tanto in tanto, deve svuotare la vescica (se non altro), anche il musicista: organizzare un evento in un luogo pubblico senza prevedere un buco riservato e gratuito dove sia possibile svolgere tale delicata operazione, soprattutto per il genere femminile, è sgradevole.
- Un essere umano non è un detergente, anche il musicista: immaginare che un musicista arrivi nel luogo di spettacolo, magari dopo alcune ore di macchina, partecipi al montaggio dell’impianto audio, esegua il soundcheck e si esibisca al meglio delle proprie possibilità, mentali e musicali, senza rinfrescarsi almeno il viso e le ascelle in un luogo provvisto di acqua e al riparo da occhi indiscreti - una fontana in piazza, per dire, non va bene - è degradante.
- Un essere umano non vola, nemmeno il musicista: pensare che l’ospite invitato ad esibirsi in una città possa arrivare all’interno di un centro storico chiuso al traffico con i propri strumenti musicali ingombranti - poi piacevolissimi da vedere e da sentire sul palcoscenico - senza un permesso di transito e di parcheggio (prima che arrivi la multa) in un qualche buco (che non sia lo stesso dei punti precedenti, per carità) prossimo al luogo di concerto, è compromettente… nel senso che il musicista, appartenendo a quel genere animale dotato di mani prensili, può anche arrivare a dare cazzotti.
- Un essere umano non è un liofilizzato, nemmeno il musicista: pensare che un’orchestra di vari elementi possa: cambiarsi, muoversi, concentrarsi, contenere i propri strumenti musicali - tutti dotati di necessaria custodia - e montarli, accordarli, scaldarli in un buco quadrato di tenda sotto il sole sull’acciottolato o lo sterrato o il fango (ho visto anche questo) è avvilente.
Detto questo, caro Lettore, ti ricordassi anche di presentare all’organizzatore il conto della spesa facendo presente che, se la benzina si paga al momento del rifornimento, l’autostrada si paga al momento del transito, il pranzo si paga prima di uscire dallo stesso ristorante che l’ha servito, il caffè si paga allo stesso barista che l’ha preparato anche prima d’averlo bevuto, l’albergo si paga prima d’aver salutato l’albergatore, perché il musicista si deve pagare dopo 3… 6… 9 mesi dacché ha pagato la benzina, l’autostrada, il ristoratore, il barista, l’albergatore e tanti altri gentilissimi esseri umani tutti collegati alla medesima faccenda? Non ti par brutto? A me sì e credo anche alla famiglia che quell’essere umano chiamato musicista e attore e artista dovrebbe contribuire a mantenere con quello che è pur sempre il suo lavoro. O no?