giovedì 2 dicembre 2010

Bigolando

Caro Lettore,
ieri, ad Assisi, tutto bene. A parte la pioggia lungo l’intero viaggio di scollinamento in terra d’Umbria - e anche in parte del ritorno - gli amici dell’Associazione Ritmi hanno ancora brillato della loro propria luce. Non so come abbiano fatto - all’epoca non c’era nemmeno facebook! - ma sono riusciti a trovarsi, a riconoscersi, e operando come un unico grande organismo vivente trasformano qualsiasi situazione in un evento, qualsiasi condizione nella migliore possibile. Fortunati noi a stargli per un poco accanto a questi meravigliosi giovani umbri! Fortunato tu se incapperai in una delle loro tante attività d’arte e d’amicizia.
Del concerto non ho foto, non ancora, ma ho la serie dei piatti che ci hanno accompagnato nel dopo concerto, nell’allegra cena di commiato, e vengo ad illustrarteli volentieri e di nuovo con l’acquolina in bocca ben sapendo che resteresti deluso se andando in Umbria non ti parlassi di buon cibo. Sarebbe come fare trekking con le ciabatte… impossibile!

Questa che segue è dunque in parte anche una pubblicità ma quando è fatta col cuore per persone che lavorano bene e se la meritano che male c’è? D’altronde, assicuro, non è in alcun modo retribuita! Eccomi allora a raccomandarti il ristorante “La Stalla”, ad Assisi, in Via Eremo delle Carceri 24. Se passi da quelle parti all’ora di pranzo, o della cena, e non ti fermi vuol dire che hai male al fegato, che hai i crucci allo stomaco, che hai la bile in bocca, che t’ha lasciato l’amore amato… ma l’indirizzo dell’ospedale d’Assisi te lo cerchi da solo, sciagurato!

L’ingresso è un tripudio di brace! In un cantuccio fa bella mostra di sé una torta al testo morbida che ti viene voglia di spalmartela sulla lingua. È calda e profumata… ma non te la sei sognata! 
Come non ti stai sognando gli effluvi che ti solluccherano il naso e che parlano coi versi della salsiccia e del costoliccio, del pollo e dell’agnello. In un angolo, sotto la cenere, sfrigolano delle patate che sussurrano e, lavate con l’olio nuovo, dicono perfino il loro nome e “Buon appetito!”, in coro con una provola nel suo momento migliore, quello in cui la chimica che trasfigura il mondo compie ancora una volta la sua più straordinaria operazione a cuore aperto: trasformare il solido in liquido e il cibo in oro… commestibile!

Ti siedi, sorridi e irresistibile è l’attrazione verso quella brace creatrice ma… devi attendere contemplando con occhi e palato un saporito piatto verde che pare stonare con tanta ciccia sul fuoco. Sono i bigoli a guardarti in quel modo, a implorare: «Mangiaci». 

Suvvia, è un piatto della tradizione cucinato in una stalla vera, e tu siedi dove un tempo riposavano i cavalli e il medioevo tingeva le volte col fumo delle fascine. Te li meriti: assaggiali. Il parmigiano li sposa e tu ci vai a nozze… non si diceva del medioevo? Ecco: appaga il tuo ius primae noctis bagnando il tutto con un vino sensibile e avvolgente, prodotto dalla stessa casa che t’ospita e ti sfama: il Rosso di Fontemaggio.

Goduto il rito del verde passare a quel che rimane è una danza della tovaglia, una coreografia di piatti e di forchette, ma non saresti lieto, e non torneresti a casa satollo come il bambino più buono del mondo a cui sono stati esauditi tutti i desideri, se non immergessi a fine pasto il cucchiaino, prima del goccio liberatorio di Nocino, in una crema di mascarpone che non parla ma canta, e canta in chiave di soprano!

P.S.
Se ti va di godertela proprio tutta fatti accompagnare alla Stalla da un amico astemio e cerca una scusa affinché sia lui a guidare… bravo, m’hai già capito! E in caso contrario dovrai far come me: morderti un dito!