lunedì 13 dicembre 2010

Al paese dei libri

Caro Lettore,
leggi queste da Paul Collins, Al paese dei libri, Adelphi, 2010…

«Se sei cresciuto in campagna ti sarai accorto che le fattorie vanno e vengono, ma il segno che lasciano le cantine non si cancella. C’è qualcosa di eterno, in quelle fondamenta scavate a mano nella terra. I libri sono le cantine della civiltà: quando una cultura si sgretola, i libri sopravvivono in virtù della loro semplice, ottusa robustezza» (p. 12).

«In verità tutte le epoche sembrano un po’ ingenue a chi viene dopo. Succede perché il passato è l’unico Paese dove è ancora permesso dileggiare gli indigeni. Ma non ridiamo troppo: presto abiteremo lì anche noi» (p. 62).

«Cosa c’è di più atroce della cattiva poesia? Non la vogliono leggere nemmeno gli altri poeti» (p. 97).

«Guardare una biblioteca, una libreria, un archivio è come guardare una città con gli occhi di un archeologo: tanti edifici costruiti sopra città sconosciute e inconoscibili che una volta, forse, sono esistite» (p. 181).

Nel salutarti vorrei che tu portassi all’autore il seguente messaggio. Da quanto scrive so che ci tiene.

Thank you, Mr. Paul Collins. His book Sixpence House. Lost in a Town of Books, published in Italy in 2010, will not be forgotten… by me and many others… for a while.