Spunti e risonanze da conservare da Lorenzo Marone, "Magari domani resto", Feltrinelli, 2018.
Si chiama “freva”, ed è quel particolare sentimento tutto partenopeo con il quale si descrive una sensazione di malessere che non è solo e semplicemente, come da traduzione, febbre, ma qualcosa di più violento e viscerale. Come tutti i sentimenti, anche la freva è difficile da spiegare, bisogna provarla sulla propria pelle.
“I genitori dovrebbero insegnare a rincorrere le passioni, non i progetti.”
“Le passioni ti possono regalare anche un pizzico di felicità ogni tanto, i progetti mai. Anzi, spesso te la portano via, la felicità intendo. Perché ti inducono a spostare l’obiettivo sempre un po’ più in là”, e rimane a guardarmi con espressione dolce.
“Sai che bisogna fare quando arrivano questi momenti nei quali ci sentiamo pieni di dubbi, insicuri e indecisi, e dove tutto ci sembra nero?”. Non rispondo. “Chiudere gli occhi e buttare giù un bel bicchiere di vino rosso.” Sorrido. Sì, ora il messaggio mi è più chiaro.
Che buffa la vita, ti impegni con tutta te stessa a sembrare diversa da tua madre, anno dopo anno, e poi, a un certo punto, una mattina qualsiasi, ti guardi allo specchio e rivedi il suo volto, le sue stesse rughe, e gli occhi stanchi. E allora sorridi alla tua immagine riflessa per ritrovare l’antica sensazione di fiducia che provavi a un suo sorriso.
“E poi mi fa arrabbiare chi vive nel passato, chi sta sempre lì a cercare di non perdere nulla, chi pensa ad ammassare oggetti e ricordi appunto. È inutile imballare le cose, serve solo a riempirti di roba vecchia che porta polvere. E la polvere, si sa, è fatta di pelle, unghie, capelli, è piena di vita, certo, ma di quella già disfatta.”
Si chiama “freva”, ed è quel particolare sentimento tutto partenopeo con il quale si descrive una sensazione di malessere che non è solo e semplicemente, come da traduzione, febbre, ma qualcosa di più violento e viscerale. Come tutti i sentimenti, anche la freva è difficile da spiegare, bisogna provarla sulla propria pelle.
“I genitori dovrebbero insegnare a rincorrere le passioni, non i progetti.”
“Le passioni ti possono regalare anche un pizzico di felicità ogni tanto, i progetti mai. Anzi, spesso te la portano via, la felicità intendo. Perché ti inducono a spostare l’obiettivo sempre un po’ più in là”, e rimane a guardarmi con espressione dolce.
“Sai che bisogna fare quando arrivano questi momenti nei quali ci sentiamo pieni di dubbi, insicuri e indecisi, e dove tutto ci sembra nero?”. Non rispondo. “Chiudere gli occhi e buttare giù un bel bicchiere di vino rosso.” Sorrido. Sì, ora il messaggio mi è più chiaro.
Che buffa la vita, ti impegni con tutta te stessa a sembrare diversa da tua madre, anno dopo anno, e poi, a un certo punto, una mattina qualsiasi, ti guardi allo specchio e rivedi il suo volto, le sue stesse rughe, e gli occhi stanchi. E allora sorridi alla tua immagine riflessa per ritrovare l’antica sensazione di fiducia che provavi a un suo sorriso.
“E poi mi fa arrabbiare chi vive nel passato, chi sta sempre lì a cercare di non perdere nulla, chi pensa ad ammassare oggetti e ricordi appunto. È inutile imballare le cose, serve solo a riempirti di roba vecchia che porta polvere. E la polvere, si sa, è fatta di pelle, unghie, capelli, è piena di vita, certo, ma di quella già disfatta.”