È successo ieri. Aspettavo. Mi annoiavo. Il telefono mi faceva compagnia. Scrollavo un po' un social, un po' un altro. Ne è venuta fuori una qualche forma di tristezza. Di quelle che solo i social sanno far nascere. Mi sono detto: farò dell'altro.
Cosa?
Mi guarderò attorno. Non lo faccio più. Non si fa quasi mai.
L'ho fatto.
Lassù, al quarto piano. Il palazzo, abbastanza grande, di colore ocra, è davanti a me. Due uomini su una terrazza. Parlano. Uno, a sinistra, è anziano. Da dove sono vedo i suoi capelli bianchi. È seduto. Sembra guardare. Sembra aspettare. L'altro, più giovane, gli sta di fronte. È in piedi. Si muove. Sembrano padre e figlio. Forse lo sono. Sembrano discutere. O forse no. Un dialogo neutro. Qualcosa da fare. Sono le uniche presenze umane che posso scorgere. Insieme ad un ragazzo con il suo monopattino, in basso, a sinistra. Si è fermato nei pressi di un bancomat ma guarda il suo telefono. Cercherà una password di cui non ha memoria?
Sulla destra piante basse, sempreverdi. Quello è rosmarino in fiore, lo riconosco.
Oggi chiedo all'IA di trasformare in fotografia questa mia memoria. Non è neanche male. Ha una sua geometria. Formale e simbolica. Eppure oggi so cosa ho visto. Ma domani cosa ricorderò? Questa IA che fotografa l'istante sostituirà il ricordo? O i piani del reale e dell'artificiale continueranno a camminare a braccetto, come buoni amici?