Fare la comparsa: un gran brutto mestiere. Molti a dirti cosa fare. Molti a farti capire che se stai zitto è meglio. Molti a farti vedere dove restare in attesa di un cenno. Molti a ricordarti che a quel cenno si risponde veloci e in silenzio. Molti a insegnarti, a dispetto di qualsiasi età portata sulle spalle, che, firmando quel foglio, hai messo la tua giornata tra le mani di altri, perdendo una parte - piccola ma certa - dei tuoi diritti. Tutti o quasi a parlarti a voce alta con quel filo di rabbia, noia, sfiga, che s'infila dritto nelle orecchie. Nessuno o quasi a raccogliere i tuoi lamenti: per il freddo, per il caldo, per il cibo, per i bisogni primari.
Fare la comparsa: un gran brutto mestiere che scelgo di fare solo in occasioni importanti. Preziose. E se rispondono ad alcuni criteri. Una bella compagnia di amici con cui perdere i diritti è certamente uno di questi. Perché quando il panino che non riesci a mangiare lo vedi anche tra le mani di un tuo amico, e ci fai una battuta, poi va a finire che lo mastichi lo stesso. Se poi il progetto è bello e ti permette di lavorare su qualcosa a cui tieni - ad esempio un repertorio musicale meraviglioso legato alla Resistenza - per indossare i panni di uomini e donne che hai sempre ammirato - ad esempio i partigiani - con amici a cui vuoi bene - come gli Anonima Frottolisti - fare la comparsa è un mestiere che ti porta il sorriso in faccia anche se poi stai tutto il giorno fermo sotto il sole, e a una cert'ora ti scoppiano le tempie dal caldo, e la pelle si trasforma tutta in un sorriso, da quant'è rossa.
Tante parole per dire solo una cosa: su Raiplay è uscita la fiction "Fuochi d'artificio - La Resistenza vista dai bambini". La regia è di Susanna Nicchiarelli. Ci sono anch'io insieme agli Anonima Frottolisti. Nel primo episodio, Sandokan, sono quello con la fisarmonica. Nelle prove per la registrazione, invece, sono quello con il clarinetto. E tra quei pezzi e tra quei panni ci abbiamo messo il cuore. Guardatela!