Afro Basaldella, “Pannello grafico”, 1951.
Dalla mostra: Afro. Dalla meditazione su Piero della Francesca all’Informale presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea. Domenica 22 ottobre ultimo giorno.
“Quando, intorno al 1948, Afro decide il suo salto, dal figurativo all'astrazione, la guerra si sta chiudendo, in modo truce.
L'ANPI di Udine gli chiede un affresco sulla guerra partigiana. Tra gli altri, c'è tra loro un giovane sconosciuto, che ha visto nella guerra morire il fratello più giovane, si chiama Pier Paolo Pasolini.
Afro non pensa a una sequenza-vignetta, alla Guttuso o alla Zigaina. No. Disegna-dipinge una curiosa mappa dei luoghi topici della guerra partigiana - non ci sono cadaveri, eroismi, sangue. C’è il sangue della ragione: lidea della carta topografica, della ricognizione, della toponomastica affettiva, come nelle lunette delle aspre terre medicee.
In questa scelta c'è già tutta la storia della pittura futura e la densità criptata della ripartenza astratta. Astratti furori, ma emozionali. Emozionanti”. Marco Vallora.