Monte San Savino. Teatro Verdi. Guardo questa strada, questo luogo, sorrido. Non posso farne a meno. È spazio di progetti, fatiche, idee, amicizie, lavoro. È teatro ma è anche casa, piazza, tenda, chiostro, pensatoio. Conosce i miei testi e i miei strumenti. Mi ha sentito borbottare, declamare, fischiare. Conosce i miei piedi e le mie mani. Credo, certamente, qualche capello. Perfino la mia schiena, a dirla tutta. È spazio pubblico e intimo. Separato e condiviso. Luogo di chiodi e di velluto. Come non puoi chiamarlo "vita" questa spazio così vicino a ciò che sei?