mercoledì 31 luglio 2019

Con gli occhi del poi è stata una follia

Con gli occhi del poi è stata una follia. Per quello che è successo, per il dolore che ne è nato intorno, faccio anche fatica a scriverne. L'acqua che sabato 27 luglio ha invaso l'aretino, in particolare Arezzo e la Val di Chiana, ha toccato anche luoghi a cui sono profondamente legato. Luoghi e memorie. In quei luoghi, crescendo, mi sono sempre sentito al sicuro: quanto vedevo in televisione, lì, non sarebbe mai potuto accadere. Non per merito degli uomini, ma della conformazione stessa del territorio. Oggi lo so: sbagliavo. O forse no, ma il tempo e gli uomini hanno trasformato oggi in errore quella certezza che ieri era immagine facile.


Eppure, nonostante questo, nonostante aver attraversato con l'auto acqua e fango ed essermi spinto attraverso muri di grandine, nonostante l'acqua che entrava da ogni finestra, e gocciolava in platea, nonostante il non poter uscire dalla Torre perché fuori da lì la strada era un fiume in piena, avevamo acqua, vino, pane, salame e formaggio. Avevamo gli strumenti musicali e vocali. Avevamo paura ma insieme l'urgenza di non lasciarsi abbattere. Eravamo forse in una condizione provvisoriamente umana più medievale dei nostri stessi strumenti e dei nostri costumi. Boccaccio avrebbe gradito. 
Suonare, ridere, giocare e gioire, ascoltare e immaginare, era allora l'unica cosa che si poteva fare. Ed è così che i "Racconti a corte" sono andati ugualmente in scena. Ed io mi sono sentito più che mai Cecco del Pulito. 
Narrando telefonicamente delle anomale condizioni a cui eravamo soggetti ho aggiunto a un'amica: "The show must go on". Non era vero. Non abbiamo fatto spettacolo perché lo spettacolo si deve fare. L'abbiamo fatto perché non potevamo fare altro ed era l'unico modo per non pensare ad altro, soprattutto alla precarietà della nostra esistenza in quel preciso momento della storia. E, aggiungo: ridere della nostra paura è stato un modo per condividere il dolore degli altri.
Con gli occhi del poi è stata in ogni modo una follia.