Apro una piccola finestra (a suo modo d’arte) su una piccola parte del lavoro di ieri.
Il nuovo disco dell’Orchestra Multietnica di Arezzo comincia a prendere forma e sostanza e, soprattutto, suoni. Opereremo minuziosamente, meticolosamente. Chi ha già il primo disco in libreria, Animameticcia, quasi “live”, potrà dunque valutare la differenza, l’evoluzione. Tra pochi mesi. Perché ogni organismo che non evolve prima o poi, si sa… suvvia, non voglio dirlo… si sa!
E così pur noi ci stiamo evolvendo, a modo nostro. E un po’ sarà per merito nostro, un po’ sarà per merito o colpa della storia, di questa storia contemporanea che ci vede arrancare, di corpo e di mente, per tirare a campare.
Ci sono momenti in cui vorrei poter compiere quel balzo che alcuni degli amici e colleghi di questo grande gruppo che fa musica e vita hanno compiuto: lasciare il noto per l’ignoto. Cercare la permanenza (dell’io) nella discontinuità (dell’essere). In breve: varcare i confini di una nazione che per molti aspetti sembra vivere nel recinto di quelle galline cui è stato dato in sorte il convivere non con un gallo ma con un lupo (affamato).
Ma non si farà. Le radici sono salde, profonde, e gli affetti abbondanti e disinteressati. Il tempo del viaggio, dunque, non è arrivato. Non ancora. Ma il nuovo è già alle porte! Sax a tracolla: che s’incominci!
Il nuovo disco dell’Orchestra Multietnica di Arezzo comincia a prendere forma e sostanza e, soprattutto, suoni. Opereremo minuziosamente, meticolosamente. Chi ha già il primo disco in libreria, Animameticcia, quasi “live”, potrà dunque valutare la differenza, l’evoluzione. Tra pochi mesi. Perché ogni organismo che non evolve prima o poi, si sa… suvvia, non voglio dirlo… si sa!
E così pur noi ci stiamo evolvendo, a modo nostro. E un po’ sarà per merito nostro, un po’ sarà per merito o colpa della storia, di questa storia contemporanea che ci vede arrancare, di corpo e di mente, per tirare a campare.
Ci sono momenti in cui vorrei poter compiere quel balzo che alcuni degli amici e colleghi di questo grande gruppo che fa musica e vita hanno compiuto: lasciare il noto per l’ignoto. Cercare la permanenza (dell’io) nella discontinuità (dell’essere). In breve: varcare i confini di una nazione che per molti aspetti sembra vivere nel recinto di quelle galline cui è stato dato in sorte il convivere non con un gallo ma con un lupo (affamato).
Ma non si farà. Le radici sono salde, profonde, e gli affetti abbondanti e disinteressati. Il tempo del viaggio, dunque, non è arrivato. Non ancora. Ma il nuovo è già alle porte! Sax a tracolla: che s’incominci!