Caro Lettore,
ti presento il guscio di una noce, un mio caro amico. Eravamo in chiacchiera, questa mattina, quando se n’è uscito con un problema, un cruccio, che non riusciva più a tenersi dentro. «Che fine farò?». Tu che gli avresti detto? Gliel’avresti detto che l’attendevano notti buie in un contenitore di rifiuti organici? E poi… e poi… un’altra vita? Io non ce l’ho fatta ma lui l’ha capito da solo - svegli i gusci di noce! - e m’è venuto incontro con queste parole: «Prima di dirci addio fammi un regalo». «Ma certo!» gli ho risposto. Sai che voleva? Partirsene da casa mia con una storia, una speranza, una fantasia. «Una sola? La speranza è l’unica faccenda che è ancora senza tasse! E la fantasia, figurati, pagherebbe pur d’essere messa sopra a un piatto!» gli ho detto e, complici i lettori di Sottoidiciotto (la mia sezione per l'infanzia all'interno del portale www.arezzonotizie.it), mi sono inventato un giochino per regalare a questo mio caro amico a forma di guscio di noce alcune piccole storielle a mo’ d’addio. Chissà che le possa raccontare ai suoi nuovi amici una volta che avrà intrapreso il suo lungo viaggio verso la decomposizione.
Ecco l’inizio della prima storia, ma se vuoi leggerla tutta dal principio, compresa una breve introduzione, ti consiglio di spostarti su questa pagina: “Storie della noce: la barchetta”. Buona lettura!
C’era una volta una barchetta… o c’era un pescatore? O c’era un pesce? Ma sì: c’era una volta un pesce che finì su una barchetta… o era un’onda? Certo: finì su un’onda che s’infranse su una barchetta. Giocavano! Ma chi: la barchetta e il pescatore? Ma no: il pesce e l’onda! Facevano a chi andava più veloce e a chi arrivava prima. Ma l’onda non era per niente d’accordo: «Senza di me tu non andresti da nessuna parte!» diceva al pesce e il pesce, che era furbo ma non ci vedeva bene, navigava sott’acqua per non essere accusato di sfruttare l’onda anche se poi la sfruttava lo stesso. Ma era un gioco, già s’è detto. Solo che se non avesse visto male… Che c’entra che il pesce ci vedeva male? C’entra perché l’onda, che voleva vincere – era un gioco ma voleva vincere -, si trascinò vicino a una barchetta e il pesce, che stava sott’acqua, siccome vedeva male, non riuscì a evitarla e… squalasch!... sbattè, fece un salto, rotolò e ci fini proprio nel mezzo. Ed è qui che entra in gioco il pescatore… o la barchetta? Facciamo la barchetta che era stata appena lavata e lucidata e profumata e a sentirsi quel pesce molliccio e sudaticcio e un po’ salato… piuttosto: siamo sul mare o su un fiume? Su un fiume?! Allora non era salato ma era molliccio e sudaticcio e la barchetta inorridì: «Abbiamo portato il secchio per i pesci!» disse al pescatore, rimproverandolo, come se fosse stato lui a lanciare quel pesce in barca sebbene l’avesse visto, anzi sentito sulle proprie assi, che era stata l’onda. Figuratevi il pescatore che un po’ dormiva e nemmeno s’era accorto che un pesce gli era salito a bordo. «Lo so lo so, barca chiacchierina!» rispose e continuò a farsi i fatti suoi. Sentendo che il pescatore non le dava retta la barchetta si rivolse direttamente al pesce: «Ehi! Tu! Vai nel secchio che mi sporchi tutta». Ma il pesce era come stordito e pensava a cosa fosse successo: dunque, era lì che giocava a far le corse e ora gli mancava il fiato… gli mancava il fiat… il fia… aiut… aiuttt!!! Continua…
ti presento il guscio di una noce, un mio caro amico. Eravamo in chiacchiera, questa mattina, quando se n’è uscito con un problema, un cruccio, che non riusciva più a tenersi dentro. «Che fine farò?». Tu che gli avresti detto? Gliel’avresti detto che l’attendevano notti buie in un contenitore di rifiuti organici? E poi… e poi… un’altra vita? Io non ce l’ho fatta ma lui l’ha capito da solo - svegli i gusci di noce! - e m’è venuto incontro con queste parole: «Prima di dirci addio fammi un regalo». «Ma certo!» gli ho risposto. Sai che voleva? Partirsene da casa mia con una storia, una speranza, una fantasia. «Una sola? La speranza è l’unica faccenda che è ancora senza tasse! E la fantasia, figurati, pagherebbe pur d’essere messa sopra a un piatto!» gli ho detto e, complici i lettori di Sottoidiciotto (la mia sezione per l'infanzia all'interno del portale www.arezzonotizie.it), mi sono inventato un giochino per regalare a questo mio caro amico a forma di guscio di noce alcune piccole storielle a mo’ d’addio. Chissà che le possa raccontare ai suoi nuovi amici una volta che avrà intrapreso il suo lungo viaggio verso la decomposizione.
Ecco l’inizio della prima storia, ma se vuoi leggerla tutta dal principio, compresa una breve introduzione, ti consiglio di spostarti su questa pagina: “Storie della noce: la barchetta”. Buona lettura!
C’era una volta una barchetta… o c’era un pescatore? O c’era un pesce? Ma sì: c’era una volta un pesce che finì su una barchetta… o era un’onda? Certo: finì su un’onda che s’infranse su una barchetta. Giocavano! Ma chi: la barchetta e il pescatore? Ma no: il pesce e l’onda! Facevano a chi andava più veloce e a chi arrivava prima. Ma l’onda non era per niente d’accordo: «Senza di me tu non andresti da nessuna parte!» diceva al pesce e il pesce, che era furbo ma non ci vedeva bene, navigava sott’acqua per non essere accusato di sfruttare l’onda anche se poi la sfruttava lo stesso. Ma era un gioco, già s’è detto. Solo che se non avesse visto male… Che c’entra che il pesce ci vedeva male? C’entra perché l’onda, che voleva vincere – era un gioco ma voleva vincere -, si trascinò vicino a una barchetta e il pesce, che stava sott’acqua, siccome vedeva male, non riuscì a evitarla e… squalasch!... sbattè, fece un salto, rotolò e ci fini proprio nel mezzo. Ed è qui che entra in gioco il pescatore… o la barchetta? Facciamo la barchetta che era stata appena lavata e lucidata e profumata e a sentirsi quel pesce molliccio e sudaticcio e un po’ salato… piuttosto: siamo sul mare o su un fiume? Su un fiume?! Allora non era salato ma era molliccio e sudaticcio e la barchetta inorridì: «Abbiamo portato il secchio per i pesci!» disse al pescatore, rimproverandolo, come se fosse stato lui a lanciare quel pesce in barca sebbene l’avesse visto, anzi sentito sulle proprie assi, che era stata l’onda. Figuratevi il pescatore che un po’ dormiva e nemmeno s’era accorto che un pesce gli era salito a bordo. «Lo so lo so, barca chiacchierina!» rispose e continuò a farsi i fatti suoi. Sentendo che il pescatore non le dava retta la barchetta si rivolse direttamente al pesce: «Ehi! Tu! Vai nel secchio che mi sporchi tutta». Ma il pesce era come stordito e pensava a cosa fosse successo: dunque, era lì che giocava a far le corse e ora gli mancava il fiato… gli mancava il fiat… il fia… aiut… aiuttt!!! Continua…