Caro Lettore,
mi sono trovato tra le mani i consigli di Francesco Bonami in Lo potevo fare anch’io (Mondadori). Te li passo insieme all’elenco di alcuni, i principali, tra gli artisti qui menzionati per ricordarti che internet c’è e se ne può fare anche un buon uso (tralasciando che il volume non riporta una sola immagine e dunque leggerlo o sfogliarlo con un collegamento a internet è indispensabile).
mi sono trovato tra le mani i consigli di Francesco Bonami in Lo potevo fare anch’io (Mondadori). Te li passo insieme all’elenco di alcuni, i principali, tra gli artisti qui menzionati per ricordarti che internet c’è e se ne può fare anche un buon uso (tralasciando che il volume non riporta una sola immagine e dunque leggerlo o sfogliarlo con un collegamento a internet è indispensabile).
«Quanti di noi riuscirebbero, non dico a creare alcunché, ma soltanto a farsi venire in mente un’idea che sia originale anche se non particolarmente intelligente? Pochi, ed è per questo che i bravi artisti sono assai rari e i grandissimi ancor di meno» (p. 12).
«Ma oggi nell’ambito dell’arte contemporanea, come anche del cinema, della pubblicità, della moda o dell’architettura, non è più così essenziale saper fare qualcosa. Esistono persone che di mestiere realizzano in modo egregio quello che gli altri pensano ma non sanno fare. L’importante è pensare, in ogni caso e possibilmente prima degli altri, la cosa giusta, al momento giusto. Le idee nuove sono più scomode di un golfino di Loro Piana, ma sono quelle che consentono a una società di non invecchiare, di non marcire» (p. 13).
«Un quadro tutto bianco, che sciocchezza! Certo, apparentemente è una sciocchezza, nessuno può negare che tutti sono capaci di realizzare un quadro bianco, ma il punto è che a nessuno sarebbe mai venuto in mente di farlo» (p. 17).
«L’arte non è come la Formula Uno, dove la macchina conta più del pilota. Nell’arte possono vincere tutti, anche quelli che vanno a piedi» (p. 24).
«[…] i bravi maestri insegnano, principalmente, a essere liberi» (p. 25).
«Chi investe i propri risparmi in Bot si ispira al kronos, chi acquista azioni in Borsa punta sul kairos, un altro tipo di tempo, quello dell’attimo, dell’occasione, del momento, il tempo, in poche parole, di Andy Warhol. Tutta l’arte si divide fra queste due categorie di tempo, l’una non è migliore dell’altra. Una però può essere più eccitante. […] La differenza fra un artista iscritto al kronos e uno devoto al kairos è questa: il primo parte dall’universo e a poco a poco si riduce dentro un bicchier d’acqua, il secondo invece è così ossessionato dal suo bicchier d’acqua che alla fine riesce a inventarsi dentro un universo» (pp. 41 e 43).
«L’arte […] deve essere la celebrazione di qualcosa, e non ridursi a un oggetto da portare a casa e appendere sopra un divano» (p. 121).
«L’Italia, tra un’arte povera e una transavanguardia e l’altra è sempre stata un caso anomalo nel sistema dell’arte contemporanea internazionale. Da noi, come se niente fosse, hanno continuato comodamente a vivere e a prosperare, riscuotendo anche il successo di un pubblico se non disinformato quantomeno distratto, artisti più da salotto che da trincea. Se Rauschenberg il salotto lo distruggeva, i nostri mostri sacri lo riempivano delle loro sacrileghe mostruosità e quando queste non passavano dalle scale, con la connivenza di qualche assessore di turno, trasformavano in salotto buono una piazza di qualche città, in modo che la loro arte privatamente deplorevole diventava pubblicamente disgustosa. È accaduto spesso, e succede ancora. […] Un siffatto paese non può che essere considerato pericoloso e, se insiste a continuare i test dell’arricchimento del “bruttonio”, rischia sanzioni internazionale. […] Grazie alla politica, che ha violentato il nostro povero paese e la cultura, come il fondamentalismo islamico ha struprato l’Afghanistan, gli artisti che riescono a trovarsi qualche tipo di protezione partitica diventano monumenti nazionali. Una volta raggiunto un posto al sole non lo abbandonano più, e, pur divenendo flaccidi e raggrinziti, pretendono di essere considerati dei culturisti in forza delle loro brillanti idee, prendendosi letteralmente gioco del pubblico meno colto e sofisticato» (pp. 123 e 124).
«L’arte non è fatta di idee al servizio di uno stile, una tecnica, una bravura, ma è stile, tecnica e bravura al servizio delle idee» (p. 128).
Gli artisti principali:
Richard Long, Marcel Duchamp, Joseph Beuys, Andy Warhol, Lucio Fontana, Jackson Pollock, Lucian Freud, Gerhard Richter, Anish Kapoor, Robert Mapplethorpe, Richard Prince, Robert Rauschenberg, Joseph Beuys, Christo e la moglie Jeanne-Claude, Matthew Barney, Damien Hirst, Jeff Koons, Keith Haring, Murakami, Maurizio Cattelan, Arte Povera, Transavanguardia, East Village tra il 1981 e il 1987, Daniel Spoerri.