Caro Lettore,
stiamo studiando combinazioni e metamorfosi. Chimiche e acustiche. Abbiamo trovato il pane duro, in cucina, e ci siamo messi a lavorarlo. È il “pane della tradizione musicale popolare toscana”. In verità Jessica Lombardi, la cuoca, è da un po’ che lo lavora, solo che adesso ha chiamato anche me in cucina. Una cucina tutta nuova… in un casolare vecchio stampo, che gronda anni e storie e custodisce memorie! E così abbiamo aperto la dispensa, preso quel che c’era tra gli strumenti musicali - qualcosa di fresco e qualcosa in barattolo - e l’abbiamo cotto col pane. Ne è venuta fuori l’anomala “pappa” che, unta con l’olio della nostra disciplina culturale, è l’esperimento di cui ti racconto.
Il risultato ci ha sorpreso. Merito dell’olio nuovo… merito del cavolo o del pane duro, in ottimo stato e scricchiolante, questa pappa fresca c’è scorsa tra le mani e ce la siamo mangiata rallegrandocene boccone su boccone, cucchiaio dopo cucchiaio di fisarmonica, di piva e di clarone (e di flauti e di tamburelli e di kazoo e di cajoon e di…).
È ancora un esperimento. Una prova a porte chiuse. È per ora nient’altro che l’omaggio mio e di Jessica all’accoglienza e all’amicizia. E alla cucina musicale delle cose minime eppur gustose perché sanguigne, plurigenerazionali. Ma è anche l’inizio. Ed il futuro.
Appena ci saranno occasioni pubbliche, prometto, ti spedirò un invito. Non mi dimenticherò di te e della tua pazienza. E nell’attesa gustati questi due assaggi. Per farti un’idea e placare il languorino.
Buona domenica! Buona pappa! Buon pappappetito!
stiamo studiando combinazioni e metamorfosi. Chimiche e acustiche. Abbiamo trovato il pane duro, in cucina, e ci siamo messi a lavorarlo. È il “pane della tradizione musicale popolare toscana”. In verità Jessica Lombardi, la cuoca, è da un po’ che lo lavora, solo che adesso ha chiamato anche me in cucina. Una cucina tutta nuova… in un casolare vecchio stampo, che gronda anni e storie e custodisce memorie! E così abbiamo aperto la dispensa, preso quel che c’era tra gli strumenti musicali - qualcosa di fresco e qualcosa in barattolo - e l’abbiamo cotto col pane. Ne è venuta fuori l’anomala “pappa” che, unta con l’olio della nostra disciplina culturale, è l’esperimento di cui ti racconto.
Il risultato ci ha sorpreso. Merito dell’olio nuovo… merito del cavolo o del pane duro, in ottimo stato e scricchiolante, questa pappa fresca c’è scorsa tra le mani e ce la siamo mangiata rallegrandocene boccone su boccone, cucchiaio dopo cucchiaio di fisarmonica, di piva e di clarone (e di flauti e di tamburelli e di kazoo e di cajoon e di…).
È ancora un esperimento. Una prova a porte chiuse. È per ora nient’altro che l’omaggio mio e di Jessica all’accoglienza e all’amicizia. E alla cucina musicale delle cose minime eppur gustose perché sanguigne, plurigenerazionali. Ma è anche l’inizio. Ed il futuro.
Appena ci saranno occasioni pubbliche, prometto, ti spedirò un invito. Non mi dimenticherò di te e della tua pazienza. E nell’attesa gustati questi due assaggi. Per farti un’idea e placare il languorino.
Buona domenica! Buona pappa! Buon pappappetito!