sabato 31 gennaio 2015

Le Pagine Allegre incontrano la neve

Ad Arezzo ha nevicato. Nulla di serio, in verità, ma quanto basta per dare ragion d’essere a qualche piccola follia delle mani. Ne ho scritto un articoletto sulla mia nuova rubrica all’interno di Arezzoora.it, Pagine Allegre: Il piacere delle mani nella neve? Colpa degli spiritelli dell’aria.
Dimenticavo: la rubrica Pagine Allegre la trovate anche su Facebook all’indirizzo www.facebook.com/pagineallegre. Cliccare “Mi piace” non è obbligatorio ma caldamente consigliato… 

giovedì 29 gennaio 2015

Spiderman ad Arezzo: un quesito tra Bene e Male

Oggi voglio sottoporvi uno strano quesito... anzi no, un quesito che sarebbe strano solo se non avessi visto quello che ho visto e fotografato quello che ho fotografato, ma siccome l'ho visto e fotografato non è affatto strano e dunque...
Il perché del sì o del no, e del quesito stesso, della domanda che voglio porvi, lo scoprirete solo leggendo l'ultimo articolo delle Pagine Allegre di Arezzoora.it, la mia rubrica personale d'invenzioni: Spiderman ad Arezzo in occasione del Carnevale.
Fatemi sapere!

martedì 27 gennaio 2015

Orchestra Multietnica di Arezzo e Shel Shapiro: l'incontro in video

Ecco una bella novità: finalmente online una sintesi video dell’incontro di quest’estate tra l’Orchestra Multietnica di Arezzo e Shel Shapiro. Incontro musicale, professionale ma anche ricco d’improvvisazione e d’ironia con ospiti d’eccezione perfino in platea… ma per scoprirne i nomi bisognerà guardare il video.
Buona visione!

sabato 24 gennaio 2015

Pagine Allegre: la novità del 2015

Questo post è dedicato a tutti coloro che dal 22 settembre del 2006 hanno seguito le mie invenzioni letterarie attraverso il magazine Sottoidiciotto sul portale Arezzonotizie.it. Vi sarete certo accorti che ormai da molti giorni non v’invito a leggere alcunché su Sottoidiciotto. La ragione è molto semplice: Sottoidiciotto non esiste più. Scoccato il primo gennaio 2015, con la fine del contratto e di oltre 8 anni di collaborazione, tanti saluti e arrivederci.
Ebbene: mi ci è voluto un po’ ma da oggi potete continuare a leggermi attraverso un altro portale aretino, Arezzoora.it, molto più giovane ma, forse per questo, più incline a sostenere la fantasia nell’attuale e delicatissimo momento storico.
Registro in data 24 gennaio 2015 la nascita su Arezzoora.it della rubrica Pagine Allegre con un omaggio a Edmondo De Amicis e un invito a mantenere salda l’allegria e l’immaginazione.
Buona lettura!

martedì 20 gennaio 2015

Yulè: ringraziamenti con lacrime

Alla fine anche la ruota di Yulè s'è fermata. D'altronde ha fatto il suo tempo, ha visto il suo progetto, con soddisfazione, con emozione, e sabato 17 gennaio, alla Casa delle Culture di Arezzo, "Yulè, la ruota dell'anno" ha chiuso il suo cerchio. Nel frattempo è nata l'Orchestra Multietnica Giovanile di Arezzo insieme a me, Gianni Micheli, ad Agnese Grazzini e ad Enrico Fink. Una bella compagnia!
Ci siamo riusciti grazie alla Festa della Toscana 2014, alla Sezione Soci di Arezzo di Unicoop Firenze, al Comune di Arezzo, all'Orchestra Multietnica di Arezzo, al Liceo Musicale "F. Petrarca" di Arezzo, alla Casa delle Culture. E grazie soprattutto ai musicisti dell'Orchestra Multietnica Giovanile di Arezzo che spero di rivedere ancora a lungo sul palcoscenico... molto più a lungo della mia permanenza stessa, se vogliamo: Teodora BerzaAlessandro CherubiniAntonio Colucci, Francesco DondiRaul GaneaElia GonnellaGea GonnellaIlaria LanducciDavide MendezDavide PanichiMatilde RosatiRoberta StancuAlberto Tirabosco.
Volete vedere qualche scatto fotografico? Grazie a Mariel Tahiraj sono su Flickr di Officine della Cultura:
- Album debutto presso il Teatro Verdi di Monte San Savino (AR);
- Album replica presso la Casa delle Culture di Arezzo.

Che bello... ma perché ho quasi le lacrime agli occhi?

venerdì 16 gennaio 2015

Yulè, la ruota dell'anno gira ad Arezzo

Ce la fate a liberarvi per domani 17 gennaio 2015? Perché, se ce la fate, potrei invitarvi alla Casa delle Culture di Arezzo, alle ore 17:30. 
La ragione è semplice: ho scritto un'operina dedicata ai bambini, alle famiglie, mescolando nel grande calderone di una ruota di bicicletta che gira e gira e gira tutte quelle storie che girano e girano e girano intorno al solstizio d'inverno. Ma non ci saranno solo storie, sul palcoscenico. Ci saranno anche musiche, pur loro girevoli, grazie al debutto dell'Orchestra Multietnica Giovanile di Arezzo e alla maestria di un mitico direttore: Enrico Fink. Insieme a me, inoltre, troverete una graziosissima Agnese Grazzini intenta a cercare di camuffare il buio con la luce, l'inverno con l'estate, la tristezza con la felicità. 
Per dirla breve: racconteremo "Yulè, la ruota dell'anno" e se venite mi farà piacere. Festeggeremo inoltre la Festa della Toscana 2014 per cui l'ingresso non avrà un biglietto. Vi aspetto?

mercoledì 7 gennaio 2015

Della giustizia e dell'equilibrio

Tra un libro e l’altro il 2015 che inizio in citazioni abita i versi della “giustizia”: della mente, della storia, dei tribunali. L’invito è a sfogliare Carofiglio e Fontana (meglio in quest’ordine).

Da Gianrico Carofiglio, La regola dell’equilibrio (Einaudi).

«- Ho pensato che prima era diverso, - ripresi - che questa maleducazione, questo livello di volgarità non c’erano, quando ho cominciato, più di vent’anni fa. Mi è parso di ricordare che i rapporti nell’ambiente fossero meno brutali, meno… volgari, appunto. Poi mi sono interrotto, mi sono pizzicato e mi sono detto che stavo rimbambendo, che stavo facendo quello che avevo sempre trovato patetico negli altri.
- Rimpiangere il passato?
- Già. Rimpiangere il passato come se fosse l’età dell’oro. Uno rimpiange la propria giovinezza e magari quando ci stava in mezzo pensava che fosse uno schifo» (p. 5).

«Lui non conosceva Scott Fitzgerald, ma l’adulto che sarebbe diventato un giorno lesse una frase che non avrebbe mai più dimenticato: “Una fondamentale qualità umana è la capacità di sostenere simultaneamente due idee opposte senza perdere la capacità di funzionare”. Ed è tutto qui» (p. 148).

«Questi discorsi sono un anestetico morale. Sfrutti le regole formali per sfuggire le responsabilità e il dovere di scegliere. È un vecchio trucco che usi da sempre. Ti riempi di bugie per giustificare a te stesso la tua vigliaccheria.
Tutti mentono. Chi dice di non farlo mai o è un cretino o è più bugiardo degli altri. La salute mentale consiste nel trovare un punto di equilibrio fra verità e menzogna. Pensare di dovere - e di potere - dire sempre la verità è un’allucinazione da dementi» (p. 248).

Da Giorgio Fontana, Morte di un uomo felice (Sellerio).

«Rimasto solo, pulì lo sputo con il fazzoletto e chiuse gli occhi, tremando di rabbia. Si sentiva completamente sfinito, sopraffatto dal senso di ingiustizia (un curioso, poetico paradosso). Lui era la dimostrazione che anche in Italia ce la si poteva fare: che anche il figlio di un operaio ammazzato dai fascisti, quelli veri, poteva studiare e diventare qualcuno. Era questo che capiva delle grandi ondate di protesta, quelle masse di ragazzi tanto diversi da lui che per strada, negli ultimi quindici anni, avevamo alzato pugni e cartelli per avere un mondo diverso. Ma non capiva perché molti di loro non fossero capaci di attendere, o di trasformare le cose con pazienza. Forse non ne avevano avuto le possibilità? O semplicemtne non le avevano viste?» (p. 67).

«Se avesse avuto il coraggio di aprire la bocca e cominciare, qualcuno lo avrebbe ascoltato: e più invecchiava, più coltivava l’idea che ascoltare un uomo significa cominciare a salvarlo» (p. 102).

«A un certo punto Colnaghi disse: “Lo sai che mia madre, quand’ero piccolo, aveva istituito per me e mia sorella una giornata dedicata solo alle scuse?”.
“Alle scuse?”.
“Lo faccio anche ora, per la verità. Comunque: un giorno all’anno ci si mette lì e si fa un elenco personalissimo di tutte le volte che pensiamo di avere sbagliato o fatto del male a qualcuno, e si domanda perdono a Dio. E naturalmente, si prende l’impegno di scusarsi anche con la persona offesa”.
“Non me l’avevi mai detto”.
“Non credo di averlo mai detto a nessuno. Però è una pratica interessante, non trovi?”.
“Insomma”.
“Da piccoli, per me e mia sorella, era una specie di ossessione. Era nostra madre a dirci quando e come farla. Non so perché te lo racconto, in effetti. Ma sarebbe bello che tutti, almeno una volta ogni tanto, si mettessero lì a elencare le proprie mancanze, con calma, e cercare di capire come porvi rimedio. No?”» (p. 231).

«Gli era sempre riuscito facile sistemare le cose, e vedere la bellezza negli ingranaggi bene addentellati, nei chiodi piantati secchi, nelle cerniere dei mobili che ruotavano alla perfezione: così come per la giustizia. Armonia, fatica, gioia: il compenso di qualcosa che era rotto e poteva essere aggiustato» (p. 250).

«E allora d’improvviso gli fu chiaro perché, da ragazzo, aveva scelto quella strada. Era talmente semplice, e come sempre aveva a che fare con il dolore: non con l’equità, o con qualche utopia, né con i piatti di un’ipotetica bilancia da pareggiare: alla fine si riduceva tutto solo e soltanto al dolore» (p. 253).

domenica 4 gennaio 2015

La stanza del parolamento

Inizierò questo nuovo anno di blog, e di citazioni, da Il mercante di luce di Roberto Vecchioni (Einaudi) di cui ho apprezzato molto anche se non tutto, non quell’affondare della trama in linee disarmoniche e all’apparenza poco utili. Tant’è: si scrive ciò che si vuole, bisogna farsene una ragione e, laddove possibile, o svelarne le motivazioni o darsi pace.

«Epperò, in quella parvenza di mezza veglia e mezzo sonno, aveva già scoperto, fin da bambino, la stanza ideale perché i suoi pensieri non scappassero dappertutto ma restassero ben dentro, si agitassero nella testa fino a prendere la forma di quel che chiamava “parolamento” e non sapeva che già fosse poesia. Le boschine del Po erano per lui un quadro di perenne sfondo, quasi l’assicurazione che dentro, da qualche parte, il mondo si poteva immaginare a piacimento, un po’ come dietro la “siepe”, o il “velo di Maya”: non aveva mai amato le trasparenze, i palazzi di cristallo, i ponti acrobatici che da un punto conducevano immancabilmente solo a un altro punto; non si riconosceva nel finito e nel concluso. La nebbia suggeriva l’imperfetto, l’immaginabile, la bellezza, quella vera che è oltre, non di dietro, non di fianco, e si plasma e riplasma» (p. 8).

«La paura? Certo che si ha paura. Il destino ti ha segnato una traccia fuori da ogni strada battuta, ma tu sei tu, ed è tua. Hai un bel’arrenderti o non mollare, cambia poco. Quella strada è tua e nessuno ne ha una uguale. Gli altri? Gli altri hanno esami di riparazione, lo sfidante che concede la rivincita, tu no. E allora? Sei diverso da tutti: un’eccezione. Ma dio, proprio per questo come ti vedo grande! E se vuoi ridici su, ma l’eroe è sempre solo, come il santo, il bandito, il rivoluzionario, il poeta: il loro specchio è infranto, illeggibile per gli altri il loro viso, incomprensibile l’animo. Solo loro si riconoscono nel riflesso, sanno ricomporre quell’unità sparpagliata» (p. 61).