venerdì 30 novembre 2012

Terre di promesse che cantano di Resistenza

Caro Lettore,
non ho avuto modo di narrarti del fluire di quest’ultimi giorni ma, ora che si sono compiuti, cercherò di fare ammenda.
Inizierò da questa mattina, dalla conclusione del progetto “Terre senza promesse - Sinfonia di racconti e musica sui profughi del duemila”.
Per questo progetto devo ringraziare Rachele (Oxfam Italia), Michela (Arcisolidarietà) ma soprattutto Saima, Halimo, Hawo e Mono per le storie che mi hanno narrato e per la gentilezza con cui l’hanno fatto. Hanno messo pezzi della loro vita, i più dolorosi e i più umilianti - ma anche i più eroici, se vogliamo - nelle mie mani e spero di non averle deluse per come li ho/abbiamo restituiti agli studenti delle scuole superiori aretine. Sono temi che lasciano l’essere a pezzi, anche il più sano - io sono a pezzi -, ed è così difficile parlarne che c’è perfino troppo silenzio. Ma abbiamo la musica e il teatro dalla nostra parte, abbiamo pure una grandiosa Orchestra Multietnica a disposizione per far risuonare in prima persona il canto dei profughi, e così, forse, confido d’aver portato a buon fine il compito.
L’incontro di questa mattina ha avuto anche un finale a sorpresa che trovi narrato qui: “Storie di terre senza promesse” - con un grazie alla Redazione di www.arezzonotizie.it.
Ieri sera altro evento di quelli che creano fondamenti perché invitano alla motivazione dei propri percorsi e al radicamento delle scelte. Ringrazio dunque Materiali Sonori per l’invito a far parte degli artisti ospiti di questa eccezionale “Cantata per la Resistenza” di fine novembre: Casa del Vento (Luca Lanzi e Sauro Lanzi), Jessica Lombardi e il gruppo affiatato di Canti Erranti (Anna Granata, Arlo Bigazzi, Mino Cavallo, Giampiero Bigazzi).
Incontro felice di colleghi che si stimano come avviene per certe rose selvatiche nell’intricato viavai dei nostri sentieri, gli stessi che ormai quasi settant’anni fa percorrevano i nostri partigiani.
Continuiamo a “cantare di Resistenza”, ché fa bene al cuore!

lunedì 19 novembre 2012

lunedì 12 novembre 2012

Senza memoria

Caro Lettore,
leggi questo da Jovanotti, Il Grande Boh! (Feltrinelli):
«Ho scelto di venire qui a passare un po' di settimane perché avevo tanta voglia di volare. Avevo bisogno di un posto senza memoria, come le camere degli alberghi dove si sta per una notte sola. Spegni la luce e ti rendi conto di non ricordare più che cosa c'è dipinto sul quadro alla parete, e se c'è, un quadro alla parete. Non puoi dire con certezza se per scaricare il cesso c'è il bottone o la catena o se la moquette è tinta unica o fantasia. È bello ogni tanto vivere in un posto dove non hai memoria, in una città che non sai come si chiama il barista sotto casa e che non sai ripercorrere a mente la strada per andare alla stazione. Senza memoria vuol dire senza àncora, senza cordone ombelicale, e io ne avevo bisogno, di un posto così. Penso possa essere un modo per guardarmi un po' dentro, sentire se il mio cervello va d'accordo con il fegato e il pancreas, se esiste un dialogo tra le mie mani e i miei piedi, vedere com'è il mondo senza di me. Accorgermi che la gente continua a fare la spesa, a correre sui marciapiedi senza guardarsi mai, a saltare sulle metropolitane, a comprare il giornale» (p. 85).

martedì 6 novembre 2012

Una Gnomo Sax Band in Casentino

Caro Lettore,
ti presento la straordinaria immagine - finalmente! - che testimonia una volta per tutte la presenza di una Gnomo Sax Band in Casentino, quel nucleo della provincia d’Arezzo col sacro cuore di una foresta!
Va bene, l’esistenza, o supposta tale, di gnomi musicisti è cosa nota. Ma chi mai era riuscito a fotografarli prima d’oggi? Il compito - una mission impossibile! - è stato portato a termine da un’appassionata fotografa di nome Francesca capace d’immortalare niente di meno che il momento esatto della materializzazione degli gnomi musicanti su uno dei piccoli ponti sul fiume Staggia, a un passo da Stia.
«Che soddisfazione!» ha dichiarato la provetta fotografa colpita da una forte emozione, oltreché dal suono vibrante del trio gnomico di sassofonisti!
Conclusa una balda marcetta dei tempi ormai che furono il trio gnomico si è presentato - i tre hanno detto di chiamarsi gnomo Daddy, gnomo Giggi e gnoma Lella - ha salutato ed è svanito immergendosi nel più fitto dei boschi di castagni. E a Francesca non è rimasto che chiudere la bocca ancora aperta per la meraviglia.
E io che c'entro? Be’, in onore degli gnomi mi sono preso il compito di pubblicare questa storia, più lucida di una stoviglia!

venerdì 2 novembre 2012

FotografOMA - Orchestra Multietnica di Arezzo e Moni Ovadia



Caro Lettore,
t’invito a vedere ed ascoltare questo breve (3’15”) filmato. Narra di volti e di colori ed è il collage delle fotografie che Caterina Capecchi ha realizzato il passato 24 luglio 2011 presso l’Anfiteatro Romano di Arezzo. L’occasione era importante: l’incontro-concerto tra l’Orchestra Multietnica di Arezzo e Moni Ovadia ed è stato per me un immenso piacere poterci mettere le mani, infilandomi in questi sguardi già dopo averli accarezzati di note, canzoni e, perché no, speranze.
È un lavoro semplice. Soltanto un omaggio. Ma l’ho realizzato con gioia. E te lo dedico con immenso piacere. Alla prossima occasione (e occhio al finale!)!