sabato 18 agosto 2012

Tutti al mare

Caro Lettore,
non c’è niente da fare, è di nuovo sabato e ho bisogno di pensarti così: rilassato. Non spensierato, no, ché i giorni senza pensieri non sono mai esistiti. Ma coi nervi morbidi, capace di pensare, pur nelle brutture, senza far leva su altro che non sia pensiero. D’agire, pur nei contrasti, senza impastare i muscoli d’altro che non sia azione. Impiantato in un solare ed equilibrato sabato d’agosto, per dirla in breve.
Qualora non sia così ti propongo oggi una nuova lettura tratta da Tutti al mare di Michele Serra (Feltrinelli… l’ultimo del trittico).

«Il calcio-balilla (più familiarmente, calcetto o biliardino), fino a vent’anni fa abitava in tutte le spiagge italiane, da giugno a settembre. A stagione ultimata, finiva in quei depositi umidi e oscuri, dall’inconfondibile profumo di materassino, nei quali i bagnini ripongono alle prime mareggiate autunnali mosconi, ombrelloni, canotti orfani, pinne spaiate e altri arredi da mare. Soltanto i tavoli da ping-pong, più prestigiosi ma anche più rari, contendevano al biliardino l’amore dei giovani e giovanissimi bagnanti. Anche perché il biliardino, tra i suoi inestimabili pregi (rumorosità schioccante e allegrissima, grande capacità socializzante perché si giocava in quattro, possibilità di sfiorare col gomito la ragazzina che ti stava al fianco(, ne aveva uno decisivo: con una serie di banali trucchi si poteva giocare con cento lire per interi pomeriggi.

venerdì 17 agosto 2012

Viaggi e altri viaggi

Caro Lettore,
anche oggi ho da proporti un piccolo spunto letterario che è poi una “pausa di riflessione”. Piccolo perché t’immagino in viaggio, accaldato e assolato. Pausa perché t’immagino spiaggiato. Ma di viaggio e di allontanamento voglio narrarti, hai dunque di che comprendermi. Di Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi (Feltrinelli), in particolare. Perché c’è modo e modo di veder le cose…

«Ouro Preto significa “Oro Nero”. Niente a che vedere con ciò che oggi l’espressione significa per noi. Il petrolio non c’entra: il nero si riferisce agli schiavi neri che lavoravano nelle miniere d’oro, robusta e gratuita mano d’opera che i portoghesi importarono dalle loro colonie africane (Angola, Guinea e Mozambico) visto che i nativi morivano con estrema facilità (l’indio, data l’esile, quasi femminea struttura fisica, non resisteva al pesante lavoro sottoterra). La monarchia portoghese, molto cattolica, nell’importazione fu assai confortata da una Bolla papale secondo la quale dei poveri selvaggi che adoravano i fiumi, le foreste e la volta celeste, ricevendo il battesimo dai padroni europei, potevano accedere al paradiso anche se con le catene alle caviglie, beatitudine di cui mai avrebbero goduto se restavano nelle loro foreste. E così gli schiavi furono portati in Brasile, tanti. E scavarono nelle miniere con braccia robuste. E si convertirono alla nuova fede, confidando in un dio che li salvasse dalla schiavitù e che per coincidenza era lo stesso di coloro che li avevano fatti schiavi.

giovedì 16 agosto 2012

Stambureggiamenti

Caro Lettore,
a te che come me stambureggi oggi nell’era postferragostiana delle città decibellizzate da pale e da motorini frignanti, martoriato e con l’occhio pesto, il sonno abbondante che non hai avuto e la correttezza fraterna che non hai ottenuto dal ventilatore tuo sfratello anche lui forte di ritmi e di stornelli dell’era dei manicomi ossessionati da dipendenza percussiva, regalo l’inno dello stambureggiamento dal suo padrino riconosciuto, Il tamburo di latta di Günter Grass (Feltrinelli):

«Oggi Oskar dice semplicemente: la falena stamburava. Ho udito stamburare conigli, volpi e ghiri. Stamburando le rane possono far venire il temporale. Del picchio si vocifera che stamburi i vermi dai loro buchi. Infine l’uomo batte sui timpani, piatti, grancasse e tamburi. Si parla di pistole a tamburo, di fuoco tambureggiante, a suon di tamburo si scaccia qualcuno, si raduna qualcuno, si manda qualcuno alla tomba. A farlo sono tamburini, tamburmaggiori. Ci sono compositori che scrivono concerti per archi e percussioni. Posso rammentare la ritirata e il silenzio, anche i tentativi sin qui compiuti da Oskar; ebbene, tutto ciò è nulla in confronto all’orgia percussionistica che in occasione della mia nascita la falena ha promosso su due banali lampadine da sessanta watt. Magari ci sono dei negri nel più nero dell’Africa, o altri in America che non hanno ancora dimenticato l’Africa, magari queste persone ritmicamente organizzate saranno capaci, più o meno come la mia falena o imitando falene africane - che notoriamente sono ancor più grandi e formidabili delle falene dell’Europa orientale -, di stamburare con disciplina e sregolatezza; io mi attengo alle mie misure esteuropee, mi attengo dunque alla falena di media grandezza e incipriata di marròn della mia nascita, la nomino maestra di Oskar» (p. 43).

lunedì 13 agosto 2012

Finisce a morsi la prima stagione per i bambini dell’Antico Teatro Stabile del Meriggio

Caro Lettore,
è finita a morsi, sabato 11 agosto, la prima stagione dei laboratori per bambini e ragazzi proposta dall’Antico Teatro Stabile del Meriggio, presso “Al Meriggio” (segui il link per maggiori informazioni), nel fresco ventilato del Pratomagno.
Morsi veri, morsi reali dati a una barretta di cioccolato… immaginaria! Merito della scuola laboratoriale de “I Mille e Un Morso” nella quale hanno preso posto grandi e piccini, col rigo in parte o coi pannolini. E merito di tutti quelli che si sono lasciati coinvolgere e che mi hanno coinvolto in questo strabiliante primo appuntamento, in particolar modo il direttore artistico Arlo Bigazzi e la Cooperativa Beta, gestrice de “Al Meriggio”.

mercoledì 8 agosto 2012

Novità per l’anno scolastico 2012/13

Caro Lettore,
ecco una novità di cui mi preme parlarti per il prossimo anno scolastico 2012/13. Sei o non sei un/a insegnante? Sei o non sei un/a alunno/a?  Devi comunque tenere un’agenda tra le mani? Richiedi l’agenda edita da Bimed (www.bimed.net). È ricca di stimoli, è ricca di spunti e tra i mesi di gennaio e febbraio contiene anche un mio racconto inedito dal titolo Il fungo flu.

Cito dalle Istruzioni per l’uso:
[…] Il Diario-Agenda si propone come una ulteriore traccia-stimolo alla narrazione: la vostra classe, organizzandosi come meglio ritiene, potrà annotare quotidianamente nelle pagine del diario un momento significativo della vita scolastica e poi, con cadenza quindicinale o mensile, rielaborare le annotazioni in forma narrativa.
Alla fine di maggio il racconto di classe che scaturirà dai “capitoli” periodicamente rielaborati potrà essere inviato alla Bimed.
Ciascun racconto sarà letto e commentato da uno scrittore.
I migliori lavori saranno premiati con la pubblicazione e con la successiva presentazione in rilevanti iniziative di promozione della lettura e della scrittura […].

martedì 7 agosto 2012

Ricordi di un Brecht dell'anno 1997

Caro Lettore,
sempre alle prese col conto dei ricordi - ormai mi conosci, son fatto così - recupero in questo primo martedì d’agosto la locandina di un evento unico nel suo genere, sotto molti aspetti. Quali? Beh, rappresenta una rarissima messinscena dell’atto unico giovanile di Bertolt Brecht dal titolo “La vita reale di Jakob Geherda”. È quasi la mia prima regia firmata, mie sono le musiche, miei i panni del protagonista. Rappresenta (se ben ricordo) l’inaugurazione a pieno titolo dell’Aula Teatro Pietro Aretino in quella che era nel 1997 la nuovissima sede della nuovissima Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo. Ha partecipato a Roma alla Prima Rassegna Nazionale del Teatro Universitario promossa da CAMPUS (21 - 24 luglio 1997). Ha segnato la nascita del CUM (Centro Universitario Musica) aretino in aggregazione al CUTS (Centro Universitario Teatro e Spettacolo) presieduto dall’estro di Laura Caretti.


Che festa la Festa del Mix Festival!

Caro Lettore,
che festa, domenica, per la chiusura della prima edizione del Mix Festival di Cortona! Gli organizzatori hanno calcolato in piazza oltre 1.000 persone. Ma i numeri non possono raccontarti il fremito di Piazza Signorelli che m’accarezzava gli occhi.
Appena sarà pronto il videoracconto cercherò di segnalartelo. Nell’attesa t’invito a visitare la galleria fotografica con gli scatti di una giornata che è già nella storia di una città ma anche di molte anime.
Nel pomeriggio, al Teatro Signorelli, si ricordavano le passioni di Antonio Tabucchi e un piccolo gruppo dell’Orchestra Multietnica di Arezzo era lì, a suonare, per rendergli merito. In serata, poi, sul palco, si sono celebrati i 15 anni dalla scomparsa del genio di Ivan Graziani con il figlio che ne tramanda la storia e le gesta poetiche e musicali: Filippo Graziani. Anche qui un gran bell’impegno per l’Orchestra Multietnica di Arezzo riconosciuto e apprezzato dal pubblico che ha applaudito e cantato e che non ha dimenticato: “Firenze lo sai non è servita a cambiarla…”.
Sul palco anche Amanda Sandrelli, protagonista dell’evento pomeridiano, che ha così voluto salutarci con il suo solito, stupendo, amabile sorriso.
Via. Le parole non rendono merito. Le parole non bastano e spero bene, caro Lettore, che tu sia stato uno tra quei mille a cantare Lugano addio… e a dire arrivederci a Cortona!