venerdì 30 settembre 2011

Discorso sulla servitù volontaria

Caro Lettore,
voglio chiudere il mese di settembre 2011 con l’invito a infilarti in un buon libro che di questi tempi è come aria di montagna: il Discorso sulla servitù volontaria di Etienne De La Boétie come pubblicato pochi mesi fa da Chiarelettere editore.

«Colui che vi domina così tanto ha solo due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di diverso da quanto ha il più piccolo uomo del grande infinito numero delle vostre città, eccetto il vantaggio che voi gli fornite per distruggervi» (p. 13).

«Ma arrivo ora a un punto che costituisce a mio avviso la molla e il segreto della dominazione, il sostegno e il fondamento della tirannide. Chi pensa che le alabarde, le sentinelle e i posti di guardia difendano il tiranno, a mio giudizio si sbaglia di grosso. Credo che egli se ne serva più per il cerimoniale e come spauracchio che non per la fiducia che vi ripone. […] Non sono gli squadroni a cavallo, non sono le schiere dei fanti, non sono le armi che difendono il tiranno: non lo si crederà subito, ma senza dubbio è così. Sono sempre quattro o cinque che mantengono il tiranno; quattro o cinque che gli tengono in schiavitù tutto il paese; è sempre stato così: cinque o sei individui sono ascoltati dal tiranno, o perché si son fatti avanti da soli, o perché sono stati chiamati da lui come complici delle sue crudeltà, compagni dei suoi piaceri, ruffiani delle sue dissolutezze e soci delle sue ruberie. Quei sei consigliano così bene il capo da far pesare sulla società non solo le sue malvagità ma anche le loro, quei sei hanno poi sotto di loro altri seicento approfittatori, che si comportano nei loro riguardi così come essi stessi fanno col tiranno. Quei seicento ne hanno sotto di loro seimila cui fanno fare carriera, ai quali fanno avere il governo delle province o il controllo del denaro, affinché essi diano libero corso alla loro avarizia e crudeltà, e le realizzino al momento opportuno, compiendo peraltro tali malefatte da non poter durare senza la loro protezione, sfuggendo grazie a loro alle leggi e alla pena. Dopo costoro, ne viene una lunga schiera, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare questa rete vedrà che non sono seimila, ma centomila, ma milioni che grazie a questa corda sono attaccati al tiranno, e si mantengono a essa, come secondo Omero Giove si vanta di poter tirare a sé tutti gli dei dando uno strattone a una catena» (p. 44).

«Il contadino e l’artigiano, per quanto siano asserviti, dopo aver fatto ciò che gli è stato detto, sono liberi. Ma quelli che coi loro intrighi mendicano il favore del tiranno gli sono sempre sotto gli occhi: non basta che facciano quel ch’egli dice, ma devono pensare come lui vuole e spesso per soddisfarlo precedere addirittura i suoi pensieri. Non basta che obbediscano, devono compiacerlo, devono darsi da fare, tormentarsi, ammazzarsi per occuparsi dei suoi affari; e inoltre devono godere del suo piacere, abbandonare i propri gusti per quelli del tiranno, forzare il proprio temperamento, spogliarsi della propria natura, stare sempre attenti alle parole, alla voce, ai segni e agli occhi: non devono avere occhio, piede, mano che non stia sempre in agguato per spiare i suoi desideri e scoprire i suoi pensieri. E questo vuol dire vivere felici? Si chiama questo vivere?» (p. 48).

«Senza dubbio perciò il tiranno non è mai amato e non ama. L’amicizia è un nome sacro, una cosa santa: esiste solo tra uomini dabbene e nasce solo da una reciproca stima. Non si mantiene coi benefici ma con la buona vita» (p. 53).

martedì 27 settembre 2011

Scatti da bere in tazza


Caro Lettore,
finalmente, con un po’ di pazienza, mi sono messo al lavoro sugli scatti del recente “Nero Profumo” ad Assisi per Assisicafè. L’invito, naturalmente, è a posarci un occhio. E magari a mischiarli nella tazzina… col caffè. Dice il medico che scatti simili sono più energetici dello zucchero e non fanno ingrassare!

lunedì 26 settembre 2011

GromTorino


Caro Lettore,
che gran pubblico a Torino! E che piazze straordinarie! Finito il concerto dell’Orchestra Multietnica di Arezzo c’era una mezza platea che continuava a cantare (in bangla, tuttavia!). Per farli smettere c’è toccato… ricominciare! Così, davvero, l’umanità solletica la storia e la storia, la nostra, si mette a ridere.
Nota di gusto: ad un passo da Piazza Carignano c’è il gelato di Grom. Il mio dell’altra sera: Crema di Grom (paste di meliga di Battifollo e granella di cioccolato Colombia), Tiramisù (tuorlo d’uovo, mascarpone, caffè espresso, granella di cioccolato Teyuna e biscotti di frumento) e Torroncino (torrone di nocciola tonda gentile). Ho detto tutto.

Dedicato a chi organizza eventi teatrali e musicali

Caro Lettore,
vorrei farti latore di un messaggio. Vedi la foto qui sotto? È quello che accade quando si invitano degli esseri umani a suonare in una piazza con degli strumenti musicali originali. Vorrei tu inviassi quest’immagine ai tanti organizzatori di eventi (forse troppi) che, pur volenterosi, dimenticano tante piccole banalità. Vado ad elencartele:
- Un essere umano non è autospurgante e, di tanto in tanto, deve svuotare la vescica (se non altro), anche il musicista: organizzare un evento in un luogo pubblico senza prevedere un buco riservato e gratuito dove sia possibile svolgere tale delicata operazione, soprattutto per il genere femminile, è sgradevole.
- Un essere umano non è un detergente, anche il musicista: immaginare che un musicista arrivi nel luogo di spettacolo, magari dopo alcune ore di macchina, partecipi al montaggio dell’impianto audio, esegua il soundcheck e si esibisca al meglio delle proprie possibilità, mentali e musicali, senza rinfrescarsi almeno il viso e le ascelle in un luogo provvisto di acqua e al riparo da occhi indiscreti - una fontana in piazza, per dire, non va bene - è degradante.
- Un essere umano non vola, nemmeno il musicista: pensare che l’ospite invitato ad esibirsi in una città possa arrivare all’interno di un centro storico chiuso al traffico con i propri strumenti musicali ingombranti - poi piacevolissimi da vedere e da sentire sul palcoscenico - senza un permesso di transito e di parcheggio (prima che arrivi la multa) in un qualche buco (che non sia lo stesso dei punti precedenti, per carità) prossimo al luogo di concerto, è compromettente… nel senso che il musicista, appartenendo a quel genere animale dotato di mani prensili, può anche arrivare a dare cazzotti.
- Un essere umano non è un liofilizzato, nemmeno il musicista: pensare che un’orchestra di vari elementi possa: cambiarsi, muoversi, concentrarsi, contenere i propri strumenti musicali - tutti dotati di necessaria custodia - e montarli, accordarli, scaldarli in un buco quadrato di tenda sotto il sole sull’acciottolato o lo sterrato o il fango (ho visto anche questo) è avvilente.
Detto questo, caro Lettore, ti ricordassi anche di presentare all’organizzatore il conto della spesa facendo presente che, se la benzina si paga al momento del rifornimento, l’autostrada si paga al momento del transito, il pranzo si paga prima di uscire dallo stesso ristorante che l’ha servito, il caffè si paga allo stesso barista che l’ha preparato anche prima d’averlo bevuto, l’albergo si paga prima d’aver salutato l’albergatore, perché il musicista si deve pagare dopo 3… 6… 9 mesi dacché ha pagato la benzina, l’autostrada, il ristoratore, il barista, l’albergatore e tanti altri gentilissimi esseri umani tutti collegati alla medesima faccenda? Non ti par brutto? A me sì e credo anche alla famiglia che quell’essere umano chiamato musicista e attore e artista dovrebbe contribuire a mantenere con quello che è pur sempre il suo lavoro. O no?


giovedì 22 settembre 2011

La memoria del caffè: la ricotta col caffè

Caro Lettore,
ricordandoti l’appuntamento ad Assisi per il prossimo 24 settembre - c’è l’occasione di Nero Profumo per Assisicafè! - mi prendo il piacere di raccontarti il mio incontro con il caffè.
Erano i primi anni '80 e mia sorella portò a casa, da una merenda a casa di un’amica, una ricetta facile e veloce che prometteva gusto e stravaganza: la ricetta del caffè con la ricotta. Ricetta di facile esecuzione, indubbiamente: non c’è che da mettere qualche cucchiaiata di ricotta su un piatto, versarci sopra poca polvere di caffè, meno di un cucchiaino, e zucchero in base al proprio gusto, quindi mescolare il tutto con una forchetta fino a fare un impasto dall’estetica dubbia ma dal gusto gradevole.
Ancora non bevevo caffè ma siccome la ricotta “faceva bene” ed io non ne mangiavo perché… be’, forse non c’è bisogno di spiegare perché un bambino si rifiuta di mangiare la ricotta, credo d’essere in buona compagnia… mia madre prese la palla al balzo della ricetta stramba e dolce per abituarmi a quel cibo bianchiccio, molliccio e inconsistente - cosa che comunque, al di fuori di questa ricetta e di una ricotta al forno spaventosamente eccellente, non è avvenuta - solo assicurandosi, ogni volta che lo preparavamo - e ci fu un periodo in cui ne mangiammo piattate su piattate, a fine pasto, a mo' di dolce -, che ci mettessi giusto un pizzico di polvere di caffè perché la polvere di caffè era pur sempre caffè e dunque conteneva caffeina e per ciò avrebbe potuto farmi male.
E fu così che cominciai a mangiare il caffè prima ancora di sentirne il gusto in tazza!

mercoledì 21 settembre 2011

Torino!

Caro Lettore,
Torino ti aspetta! E aspetta anche noi dell’Orchestra Multietnica di Arezzo.
È on line il programma degli incontri di venerdì 23 settembre 2011 per il Festival Internazionale dell’Oralità Popolare curato dalla Rete Italiana di Cultura Popolare. Dalle ore 12 in poi Piazza Carignano, con i suoi dintorni, sarà un continuo susseguirsi d’incontri, per il tuo e il nostro piacere. Fino al concerto dell’OMA delle ore 22.30.
Leggi il programma e fammi sapere!

martedì 20 settembre 2011

Stazione FS


Caro Lettore,
per la serie delle scatole che si aprono e poi si buttano voglio presentarti due rarità sotto molti aspetti.
La prima, relativa all’immagine qui sopra, è l’invito per una serata che non si è mai realizzata (e questo è già raro nel senso che le poche copie conservate dell’invito, forse, le ho solo io… anche perché scritto dal mio pc) con due miei testi per il teatro che, proprio per la mancata realizzazione, non sono mai più stati messi in scena (e questo non è raro di per sé ma insomma…). Vestivo i panni dell’autore e del regista ed era il 1995. Compagni d’avventura: Roberta Moretti, Riccardo Quercioni, Andrea Biagiotti, Maria Grazia Frappi, Pino Casciana e Lucio Fanetti, riposi in allegria. Di raro, quest’evento, contiene anche nella mia memoria le prove con Roberta - straordinaria esperienza! - nella vecchia sede dell’Università dell’Età Libera di Arezzo in un edificio che, letteralmente, non esiste più. Se non è raro questo!
Sotto, a corredo, i festeggiamenti per i 75 anni di Luciano Berio a Montecatini, recentemente nota per i fasti dell’edizione 2011 di Miss Italia.
Era l’anno 2000 e il calendario segnava quell’11 settembre che, da lì ad un anno, avrebbe radicalmente mutato molte questioni.
Tra le rarità l’esecuzione de I sette peccati capitali di Bertolt Brecht e la mia unica partecipazione con quella che era allora l’Orchestra Regina di Montecatini Terme. Compagni d’avventura: Giovan Battista Varoli (direttore), Marina Fratarcangeli (soprano), Graham Lister (tenore), Victor Micallef (tenore), Leonardo Sagliocca (baritono), Ignacio Ventura (basso).
Luciano Berio era seduto nella prima fila di una platea gremita ed entusiasta. Fu un capolavoro, una straordinaria opera unica, irripetibile. Ineguagliabile.


venerdì 16 settembre 2011

Chi lo tira lo sciaccuone?


Caro Lettore,
“lo sciaccuone stà sopra”… ma dove? Sono anni che m’affanno a trovarlo e qui, t’assicuro, s’annega. Sopra… dove? Sopra sopra?

È al silenzio che suono


Caro Lettore,
è al silenzio che suono,
con la schiena curva
e i piedi nell’acqua.

giovedì 15 settembre 2011

Ti saluto mio secolo crudele

Caro Lettore,
dedichiamoci ancora a qualcosa da leggere con due brevi spunti tratti da Guido Ceronetti, Ti saluto mio secolo crudele (Einaudi):

«Il Teatro […] è senza tempo e i suoi messaggi vengono recapitati da millenni e non avranno tramonto» (p. 13).

«Questo libro è di quelli che raddrizzano, illuminano, purificano, convertono alla verità la Mente. È un testo filosofico che ti fa appartare dal volgo ignobile distruttore, in qualunque luogo, proprio come in una grande, incontaminata per miracolo, foresta. Il mio triste secolo non ne ha risparmiata nessuna, e dov’era la Città ha seminato selve di grattacieli e giungle d’asfalto, e la storia della perdita delle foreste è parallela e indisgiungibile dalla storia della perdita dell’uomo conquistatore. Ai distruttori di foreste dobbiamo l’evocazione di Némesis e la moltiplicazione spaventosa di moltitudini accecate (oggi siamo sette miliardi di geofagi accaniti attorno a quest’osso spolpato Terra che chiamano crescita la loro privazione di vita vera) che tra IXI e XX hanno creato un mondo invivibile, e le foreste con le loro divinità e i loro incantesimi non sono più che materia per la monoindustria del disfacimento.
Leggete Foreste di Robert Harrison: vi farà vergognare e vi renderà, forse, meno passivi, meno predabili dalle forze del Male» (p. 78).

mercoledì 14 settembre 2011

Sulla lettura

Caro Lettore,
leggi queste da Marcel Proust, Sulla lettura (RCS):
 
«Confesso che un certo uso del passato prossimo, - di questo tempo crudele che ci presenta la vita come qualcosa di effimero e, insieme, di passivo, e che, nell’atto stesso in cui rievoca le nostre azioni, conferisce loro un carattere illusorio e le annichila nel passato, senza lasciarci (come il passato remoto) la consolazione dell’attività, - è rimasto per me una fonte inesauribile di misteriose tristezze» (p. 45).

«Noi sentiamo benissimo che la nostra saggezza comincia là dove finisce quella dello scrittore; e vorremmo che egli ci desse delle risposte, mentre tutto quanto egli può fare è solo d’ispirarci dei desideri» (p. 54).

«Senza dubbio, l’amicizia, - l’amicizia per le persone, è una cosa frivola; e la lettura è un’amicizia. Ma almeno è un’amicizia sincera; e il fatto che si rivolge a dei morti, a degli assenti, le conferisce qualcosa di disenteressato, di quasi commovente» (p. 68).

«Davanti al romanziere siamo tutti come gli schiavi davanti all’imperatore: con una parola, egli può renderci liberi» (p. 119).

Il baco Daniele


Caro Lettore,
la scuola ha riaperto i battenti e le vacanze sono già ben oltre la curva. Per trangugiare l’aumento del traffico, degli impegni e delle responsabilità non ti resta che leggerti la favoletta del baco Daniele, da pochi giorni pubblicata all'interno della sezione Sottoidiciotto del portale www.arezzonotizie.it. Di seguito l’inizio, il resto seguendo il link.

Daniele era un baco da mela ma di mela non ne aveva nessuna. Era nato alle nove e ventisei di una mattina afosa di non so che mese e si era ritrovato, chissà perché, tra le foglie di una palla d’insalata. Vistosi solo cercò qualcuno con il quale poter fare un po’ di conversazione: dirsi come era caldo il tempo, se le foglie erano mature, se sarebbe piovuto e… se c’erano dei meli intorno a quelle palle d’insalata; ma niente, non c’era nessuno… a parte una lumachina indaffarata che di parlare con un baco da mela non ne volle sapere.
Continua…

mercoledì 7 settembre 2011

Il canto di Ofelia

Caro Lettore,
a ricordo della manovra finanziaria che presto vedrà la luce voglio narrarti de Il canto di Ofelia, un intermezzo che mettemmo in piedi nel 1997 per l’inaugurazione della nuova sede della Facoltà di Lettere e Filosofia di Arezzo col suo bel teatro. Che c’entra con la manovra finanziaria, tu chiedi? La tua domanda è corretta e t’invito, per risponderti, a rileggerti l’Amleto di Shakespeare da cui, sotto l’attenta regia di Laura Caretti, prendemmo in quell’anno le mosse. A me servirà a mo’ di sprone.
Di seguito l’elenco delle figure che vi presero parte, amici e colleghi, ad uso delle cronache locali e a testimonianza che qualcosa abbiamo fatto per il progresso delle coscienze di questa parte di mondo e senza chiedere nulla in cambio, nemmeno un’ora di prepensionamento… nemmeno il rimborso per la benzina.


Canto: Gaia Matteini (soprano), Gabriele Lombardi (pianoforte), Elisa Pratesi (violoncello) con musiche originali di Shakespeare rielaborate ad arte dai tre interpreti!
Coro: Giulia Del Cucina, Jessica Lombardi, Cristiano Ventre e le maschere di Vladimiro Andidero e Mariella Gaudioso.
Danza: Francesca Romana Pasculli, Valentina Santopietro con Der Doppelganger di Schubert eseguito da Gianni Micheli (pianoforte) e Lucia Luconi (tromba).
Voci: Laura Capaccioli, Paola Baldini, Francesca Cherubini, Ilaria Gradassi, Barbara Randellini, Chiara Renzi, Francesca Vezzosi.

E per finire Gymnopédies, di Eric Satie, con Gianni Micheli (pianoforte) e Marinella Verrazzani (flauto).

Alla prossima, Lettore amico, e va nell’orto a mangiarti un fico!

martedì 6 settembre 2011

La spilla di Camilla

Caro Lettore,
incitato da un caro amico appiccico su questo foglio, già oggi, una seconda locandina: La spilla di Camilla.


Quante ne ha viste questo spettacolo! Personaggi cambiati, relazioni trasformate, approcci sbagliati, fraintendimenti, innamoramenti. Ma n’è valsa la pena. Il testo, controverso, aveva un suo così chiaro e sibillino intreccio drammaturgico che quasi si faceva fatica a metterlo in scena. Tant’è che Maurizio Giustini, lavorandoci un po’, ne ha fatto un romanzo anche di un certo successo.
Eccoti dunque personaggi e relazioni, per facilitare il reperimento delle informazioni:
N.A.T.A. Nuova Accademia del Teatro d’Arte
Cattedra di Storia del Teatro e dello Spettacolo della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Siena - Arezzo
Presentano
LA SPILLA DI CAMILLA
Una commedia in due atti di Maurizio Giustini
Personaggi e interpreti:
Gianluca - Maurizio Giustini
Camilla - Isabella Bidini
[cui va un abbraccio che raggiunge le stelle]
Ernesto - Gianni Micheli
Loretta - Roberta Maggi
Regia: Maurizio Giustini
Coordinamento artistico: Laura Caretti
Aiuto regia: Barbara Cipriani
Collaborazione tecnica, progetto luci, fonica: Andrea Vitali
Scene: Gianni Brunacci

Dedico a Maurizio Giustini, autore di Serafino Mandolini (Prospettiva Editrice), il romanzo che quest’opera di teatro tanto mi ricorda, queste sue parole a p. 108:
«Una creatività impetuosa mi induce a comporre poesie, di sentimento e passione. Le dedico per intero ad una figura di donna, mirabile e degna di omaggi infiniti. Sono un novello Petrarca col suo Canzoniere. Forse un giorno lo allegherò, con vibrante dedica amorosa, ad un mazzo sconfinato di rose rosse».

Le serate alla Pieve Vecchia

Caro Lettore,
sono un nostalgico, lo so, eppure so che è a buon fine. So che parlo per ferire il tempo e tramortire il passato.
Ripulendo un armadio sono sgusciati fuori alcuni vecchi manifesti. Te li presento in ordine sparso.
Quello che che vedi racconta di un lontano anno 1998. C’erano ancora il cuore e la passione di Lucio Fanetti e si potevano proporre progetti alla V Circoscrizione di Arezzo, con sede a Rigutino. C’era l’Ensemble “Orazio Tigrini” e c’erano (e ci sono) tanti cari amici: il Prof. Claudio Santori, Simone Zacchini, Arianna Carboni, Isania Forgione, Maurizio Giustini, Elisa Consagra, Gianni Francardo, Lorenzo Armandi, Davide Baldi.
“Serate alla Pieve Vecchia”. Tu già c’eri? Che mai facevi?

P. S.
C’erano anche i manifesti stampati senza una sola immagine, al risparmio, e che lasciavano le mani sporche d’inchiostro.

Le abilità negoziali

Caro Lettore,
leggi le abilità negoziali da Nella vita di tutti i giorni di Marco Grazioli in La scienza della negoziazione di George Kohlrieser (Sperling & Kupfer), p. XXI:
1. Separare le persone dal problema.
2. Comunicare con chiarezza e precisione, evitando atteggiamenti difensivi.
3. Costruire soluzioni che tutte le parti in gioco possano misurare con uguali parametri.
4. Non sedersi al tavolo negoziale senza avere predisposto una migliore alternativa o una “way out” plausibile.

E ancora, da La scienza della negoziazione, p. 18:
«Uno studio condotto da Robert Schrauf, esperto di linguistica applicata, dimostra che indipendentemente da cultura o età, per esprimere le emozioni negative possediamo un lessico molto più ampio che non per quelle positive. Analizzando trentasette lingue, gli studiosi hanno trovato sette termini connessi alle emozioni che condividono un significato simile in ciascuna lingua: gioia, paura, collera, tristezza, isgusto, vergogna e senso di colpa. Tra queste sette parole, soltanto una è positiva: gioia».

lunedì 5 settembre 2011

Ad Arezzo tra Napoli e Firenze

Caro Lettore,
il recente sabato sera aretino è stato formidabile. In un Anfiteatro gremito, nonostante le cene di quartiere legate al “Saracino” e un tasso di umidità stratosferico, Napoli s’è presentata con il vestito della festa per dispiegare le sue armonie più note.


A far la parte del vestito l’Orchestra Firenze Canta Napoli diretta dal M° Filippo Zambelli con l’orlo straordinario cucito da un napoletano verace come Lello Florio (in ginocchio sulla sinistra).

 
Tra i gioielli appesi al collo, invece, la soprano Raffaella Torzoni (cerca il lungo abito rosso), vanto musicale d’Arezzo, e il tenore Pedro Rossini (insieme a Raffaella Torzoni nella foto seguente).
 

Quindi, a mo’ di corona, un ottetto formidabile d’appassionati cultori delle melodie vesuviane presentati da Alfredo Cavazzoni, attore di fama, e da Ferrero Vidibene, direttore artistico della manifestazione, insieme a Ilaria Innocenti e i Bana Bana Gel.


Il tutto in favore della Misericordia di Arezzo che, nel corso dei suoi settecento anni di storia, ha dato l’avvio alla costruzione di una nuova sede.
Ammettilo che pur tu ti sei detto: ho fatto bene a venire!

venerdì 2 settembre 2011

AssisiCafè

Caro Lettore,
è on line il programma di AssisiCafè, un evento unico nel suo genere che ti terrà impegnato tutta la giornata di sabato 24 settembre. Les Trois Comò parteciperanno alla manifestazione con “Nero Profumo”, il nostro racconto in musica dedicato al caffè. L’appuntamento è alle 18.30 presso il Caffè Chantand di Palazzo Monte Frumentario.
Tutte le informazioni dal sito: www.assisicafe.it.
E per lo spettacolo e il progetto Nero Profumo visita: www.neroprofumo.com.
Ti aspettiamo!

P.S.
In onore di AssisiCafè, e del cafè scritto anche con una f sola, tre brevi e succose citazioni dedicate al cafè tratte dall’ultimo Montalbano di Andrea Camilleri, Il gioco degli specchi (Sellerio):

Quanno ci arrivaro, lei dissi:
«Vieni anche tu, ti offro un caffè».
Un cafè non s’arrefuta mai. [p. 87]

«Per il suo stesso bene, mi auguro sinceramenti che il caffè promessomi sia ottimo».
«L’ho fatto ora ora».
Lo fici assittare nella verandina.
«Complimenti. Ha una bella casa» fici Pasquano.
E doppo aggiungì:
«E aviva macari a ‘na beddra vicina».
Montalbano passò all’attacco.
«Che mi può diri ‘n proposito?».
Il dottore lo taliò sdignoso.
«E lei si reputa capace d’accattarimi con un miserabili cafè appena appena vivibili?».
«Ma si figurassi! A ‘na pirsona ‘ntiggerrima come a lei! Potrei tintari d’accattarla con un secunno cafè e ‘na sicaretta».
«Affari fatto». [p. 204]

«Te lo pigli un cafè?».
«E come no?!».
Se lo vippi gustannosillo guccia a guccia.
«Grazii. Se non me lo pigliavo, m’addrummiscivo». [p. 207]