martedì 30 agosto 2011

La memoria del caffè: il caffè è una droga

Caro Lettore,
il progetto “La memoria del caffè”, legato allo spettacolo musicale “Nero profumo”, ha finalmente varcato le porte dell’etere. Quella che ti presento è la prima intervista pubblicata dal titolo Il caffè è una droga.


Dal blog del sito www.neroprofumo.com le altre interviste. E se hai un aneddoto legato al caffè fatti sentire!

lunedì 29 agosto 2011

Classici della canzone napoletana

Caro Lettore,
appendo finalmente sul blog il manifesto del concerto del prossimo 3 settembre, presso l’Anfiteatro di Arezzo, dedicato ai Classici della canzone napoletana. Non prendere impegni e portati in prima fila: l’occasione è ghiotta per coniugare una bella serata con qualcosa di buono per il prossimo visto che l’ingresso, a donazione libera, sarà devoluto a sostegno delle tante attività svolte dalla Misericordia di Arezzo.
Grande mattatrice della serata sarà il soprano Raffaella Torzoni presentata da Alfredo Cavazzoni e accompagnata dall’Orchestra Firenze canta Napoli, una formazione originale di cui mi pregio di far parte - sono in basso a destra… “Gianni Micheli - Fisarmonica” -  insieme ai colleghi e amici Filippo Zambelli (direttore), Alessia Massaini (violino), Marta Silvestrini (violino), Erika Capanni (viola), Filomena Di Curzio (violoncello), Mauro Maurizi (contrabbasso), Marta Marini (mandolino), Alessio Tiezzi (pianoforte), Giacomo Gelati (batteria) e Tommaso Fognani (saxofono). Inoltre saliranno sul palcoscenico: l’attore Lello Florio, il tenore Mattia Nebbiai, Ilaria Innocenti & Bana Bana Gel e ancora i cantanti Alessia Proietti, Barbara Andreoni, Piero Donofrio, Susanna Senese, Nicolò Marino, Franco Borgia, Daniele Nigro e Federica Zito. Il tutto sotto la direzione artistica di Ferrero Vidibene.
Originale, vero? Sì, hai visto bene!
A sabato!


venerdì 26 agosto 2011

Una gatta di nome Nina

Caro Lettore,
ho appena pubblicato l’ultima parte della storia intitolata Una gatta di nome Nina. La trovi per intero, in quattro parti, nel mio spazio all’interno del portale www.arezzonotizie.it (sezione Sottoidiciotto). Ti va di leggerla? Questo è l’inizio… per il resto non ti resta che seguire il link. Buona lettura!

Miei cari amici, radunati sotto l’ombra fresca di questo dolce pomeriggio d’estate, voglio raccontarvi una storia, una grande storia.
C’era una volta, in un piccolo buchetto d’un ponticino fuori città, un’ancor più piccola gatta di nome Nina. Che bella gatta che era, Nina: un pelo superbo le si innalzava come lana sopraffina da quella pellicina morbida e due orecchiettine simpatiche, dolci, fini fini e maliziosette le incorniciavano i due più sublimi occhi di gatta che nessun gatto avesse mai avuto l’onore d’avere sotto allo sguardo. Nina era mia madre.
Continua…

lunedì 22 agosto 2011

Festival Adriatico Mediterraneo 2011

Caro Lettore,
ti avverto per tempo! Per il 31 agosto non prendere impegni e vieni ad Ancona per la II ed. del Festival Adriatico Mediterraneo. Mi troverai con Enrico Fink, Stefano Bartolini, Mariaclara Verdelli e Mariel Tahiraj ad eseguire la colonna sonora dal vivo per la proiezione del film Der Dibuk, in occasione dell’incontro Ancona chiama Hollywood. Dai fratelli Marx a Woody Allen e Ben Stiller, esiste un cinema ebraico americano?
Appuntamento alle ore 21 al Ridotto del Teatro delle Muse.


Italiani!

Caro Lettore,
approfitto dei picchi di calura di questi giorni per spronarti ancora con un libro  su alcune considerazioni in merito all’essere italiani. Il volume di riferimento è Le famiglie italiane di Luigi Cannari e Giovanni D’Alessio (Il Mulino), da leggere e conservare.
«In generale gli indicatori di benessere raccolti tramite indagini mettono in evidenza che la felicità, soprattutto nelle società più avanzate, è correlata con il reddito e la ricchezza meno di quanto si possa pensare; molto importanti risultano aspetti personali e familiari, come la salute, e soprattutto problemi di invalidità (propri o di altri soggetti in famiglia), la vedovanza, la disoccupazione, lo sradicamento dalla propria terra di origine. Dalle analisi comparative a livello internazionale risultano inoltre rilevanti le situazioni di conflitto nonché aspetti istituzionali e culturali, come ad esempio la democrazia, il grado di libertà economica, le radici religiose prevalenti, l’apertura culturale e la partecipazione sociale» (p. 22).
«Nella pratica, la misurazione della povertà relativa si basa su una soglia di povertà che è commisurata al reddito o alla spesa per consumi dell’intera popolazione. Il criterio più utilizzato è il cosiddetto Standard internazionale per la linea di povertà, secondo il quale si definisce povera una famiglia di 2 componenti che ha un reddito (o una spesa per i consumi) inferiore alla media del reddito (della spesa) pro capite della popolazione. In sostanza, una famiglia di 2 persone è definita povera se vive con le risorse di cui normalmente dispone una sola persona. Talvolta invece della media si prende in considerazione la mediana, ovvero quel valore al di sotto del quale si colloca il reddito (o la spesa) del 50% delle famiglie» (p. 59).
«Se è l’uomo che lavora, un aumento dei salari tende ad accrescere il numero di figli desiderato, perché la famiglia ha più disponibilità economiche. Se invece è la donna che lavora, l’effetto sulla fecondità della famiglia può essere ambiguo. All’effetto dovuto all’aumento del reddito disponibile fa da contrappeso un effetto di sostituzione, negativo sulla fecondità, perché aumenta il costo-opportunità di dedicarsi ai figli. Secondo gli studi empirici, questo secondo effetto tende a prevalere; in altri termini un aumento dei salari che le donne possono percepire nel mercato del lavoro accresce la partecipazione femminile e riduce la natalità mentre un aumento dei salari maschili ha un effetto positivo sul reddito e accresce per questa via il numero di figli desiderato. Secondo queste analisi, l’allontanamento dal modello di famiglia tradizionale, nel quale l’uomo costituisce l’unico o comunque il principale percettore di reddito, ha contribuito al calo della fecondità. Studi più recenti mostrano però che al di sopra di certi livelli di reddito guadagnato dalle donne, il numero di figli torna a crescere, risentendo della possibilità di sostenere i costi associati ai servizi per l’infanzia» (p. 68).
«[…] vari fattori inducono a posporre, prima, e a ridurre, poi, l’attività riproduttiva (la cosiddetta sindrome del ritardo). La decisione di avere figli è presa dopo aver completato il percorso formativo (che in Italia, soprattutto per l’istruzione universitaria, è nei fatti assai lungo), aver conseguito un lavoro stabile (circostanza ostacolata dagli elevati tassi di disoccupazione giovanile nonché dal diffondersi delle tipologie di lavoro precario), trovato una casa e lasciato la famiglia d’origine (con un mercato degli affitti ancora poco fluido e prezzi relativamente elevati rispetto al reddito medio). Ognuna di queste azioni richiede tempo; la decisione di avere figli viene dunque presa in una fase piuttosto avanzata del periodo riproduttivo» (p. 70).
«Oggi come negli anni Cinquanta, le differenze di istruzione e di strato sociale sembrano avere un ruolo significativo nello spiegare la propensione alla lettura degli individui. […] Peraltro, le abitudini alla lettura risentono fortemente del clima familiare e tendono dunque a essere persistenti attraverso le generazioni: avere genitori che leggono libri aumenta di molto la probabilità dei ragazzi di divenire essi stessi lettori. È inoltre degno di menzione il fatto che, nel 2006, più del 12% delle famiglie non possegga neanche un libro in casa» (p. 80).
«Secondo una delle prima indagini della Banca d’Italia, il valore di una casa di residenza nel 1966 era mediamente di quasi 5 milioni di lire, l’equivalente di circa 45.000 euro di oggi. In termini assoluti, dunque, il valore medio delle abitazioni di residenza a prezzi costanti è cresciuto di quasi 5 volte, essendo il valore medio delle case di residenza nel 2008 pari a circa 210.000 euro» (p. 87).
«Nel complesso della popolazione mondiale, tra il 1950-1955 e il 2005-2010 la vita media dei maschi è aumentata da 45,2 a 65,4 anni, quella delle femmine da 48 a 68,6 anni» (p. 92).
«Le norme sociali e le istituzioni che ne derivano (e che a loro volta influenzano i comportamenti degli individui) sono il riflesso della storia passata. In una società che ha fatto proprie norme di onestà e di correttezza, chi non rispetta gli accordi verrà punito e sarà quindi incentivato a comportarsi correttamente; al contrario, in una società dove prevale l’opportunismo, è colui che si comporta onestamente che tenderà a essere svantaggiato» (p. 102).
«Nel complesso, in Italia il capitale sociale è scarso. Secondo un indicatore riportato in uno studio della Commissione europea, che valuta congiuntamente sia il livello di fiducia tra i cittadini, sia le attività di volontariato, l’Italia occupa la posizione più bassa tra i paesi europei con i quali siamo soliti compararci» (p. 105).
«Nel 1948 la condizione di infelicità era più diffusa tra gli operai (26%), gli artigiani e i braccianti agricoli (rispettivamente 16 e 20%) che tra i dirigenti, i datori di lavoro e i conduttori agricoli (circa il 10%); nel 2008 sono i pensionati e i disoccupati a presentare i più alti livelli di infelicità (11,4 e 14%); a distanza seguono gli operai (7,6%)» (p. 123).

domenica 21 agosto 2011

La mano di Fatima

Caro Lettore,
leggi questa da La mano di Fatima di Ildefonso Falcones (Longanesi):
«Dicono le nostre usanze che un giudice non agisce mai in modo ingiusto. Se altera la verità, è per rendersi utile» (p. 75).
È l’unica citazione che sono riuscito a estrapolare. Il resto ti consiglio di leggerlo! Falcones ai lettori dà soddisfazione(s)!

Rimandando a giudici e a leggi mi sovviene questa citazione da L’arte dell’ozio di Hermann Hesse (Mondadori), per spendere quel che avanza di una calda domenica d’agosto con buone promesse:
«Noi artisti, però, che in mezzo alla grande bancarotta della cultura abitiamo un’isola nella quale le condizioni di vita sono ancora discretamente sopportabili, dobbiamo obbedire come un tempo ad altre leggi. Per noi, la personalità non è un lusso, bensì condizione esistenziale, aria vitale, capitale irrinunciabile. Per artisti intendo tutti coloro che provano il bisogno e la necessità di sentirsi vivere e crescere, di essere coscienti dei fondamenti delle proprie energie e di costruire se stessi secondo le leggi congenite, non compiendo quindi alcuna attività ed espressione vitale subordinata che, per sua natura e per i suoi effetti, non abbia nei confronti di quei fondamenti lo stesso rapporto chiaro e significativo di quello che in una buona costruzione intercorre fra volta e muro, fra tetto e pilastro» (p. 20).

venerdì 19 agosto 2011

Divieto d'accesso

Caro Lettore,
l’inverno, vestito da vigile urbano, ci ha provato a mettere un cartello di divieto d’accesso alla primavera ma è arrivata l’estate e ne ha fatto una bomboniera.
L’inverno ha giurato vendetta ed io sto di vedetta.


giovedì 18 agosto 2011

La Teoria del Tappo

Caro Lettore,
ci siamo. Anche La Teoria del Tappo ha trovato un suo posto. Sì sì… so tutto. Mi rendo conto dell’inutilità di quest’avventura. Del paradosso che l’avvolge. Ma è carta ed è tra le mie mani, te l’assicuro (unica copia, unica e preziosa). E così non resterà forma d’un anonimo dimenticarsi, disperdersi nel niente della mente.
Lo leggerai. Non lo leggerai. Lo sfoglierai. Non poteva restare dov’era né coi panni con cui l’avevo vestito. Adesso è libro. Adesso è cibo.

Il Grezzo d'Arezzo


Caro Lettore,
ti mando un saluto nei panni de Il Grezzo, dalla Torre del Palazzo del Comune di Arezzo. Un saluto serale e pomeridiano.
Il Mini Trekking Comico della V Edizione di SOS Arezzo Cabaret è stato un grande evento, un grande spettacolo, un gran divertimento. Ha ospitato più di 120 spettatori, giusto quanti ne poteva contenere e Il Grezzo ha fatto il suo debutto… e la sua ultima rappresentazione (ma poi chissà). Non ne poteva avere una migliore.


mercoledì 17 agosto 2011

Caparbietà

Caro Lettore,
il bagnino è quasi arrivato e vede che il mare se n’è già andato. Arrabbiato per il mancato saluto lo insegue e lo chiama e l’ha ottenuto. Lui sì che ha il dono della caparbietà.


martedì 16 agosto 2011

Follie di Ferragosto

Caro Lettore,
sulla sabbia, nel più bello della partita, s’è presentata una sedia.
«Posso giocare?»
La squadra delle palette ha risposto: «No! Sei troppo grande!»
La squadra dei secchielli ha risposto: «No! C’hai troppe gambe!».
La sedia è stata un po’ lì, sovrappensiero, poi ha preso il pallone e se l’è portato via.
«È mio e se non gioco io…» ha detto.
Le palette e i secchielli si sono arrabbiati e se ne sono andati.
La sedia, invece, s’è messa a giocare con un ombrellone ma ancora non hanno deciso chi sarà il primo a tirare il calcio di rigore. C’è una bottiglia, a sinistra, che li guarda. Chissà che anche lei voglia giocare a palla?


Un Amour di Cabaret

Caro Lettore,
ci siamo! Ho atteso fino all’ultimo ma è ora che ti metta a parte dell’evento: domani sera mi trovi nella giornata inaugurale di SOS Arezzo Cabaret, V edizione: il Mini Trekking Comico! Che c’è di strano, dici? Be’, insomma… ti bastano 3 ottime ragioni per avere un sussulto?
1) mi esibisco per il pubblico d’ogni età in un pezzo di cabaret (evento piuttosto raro); 2) mi esibisco sulla torre del Comune di Arezzo (evento rarissimo); 3) mi esibisco suonando la chitarra (evento da “Via col vento”)!
C’è poco tempo per prenotare: datti da fare!


Tutte le informazioni su: sosarezzocabaret.blogspot.com

P.S.
C’è anche da divertirsi con Alvalenti e Silvia Saturnia, Alessandro Calonaci e William Catania, i corti comici di Noidellescarpediverse, Alan&Lenny e il Bar Il Duomo t’offre l’aperitivo… fatti vivo!

lunedì 15 agosto 2011

Il Palazzo della Mezzanotte

Caro Lettore,
concludo (per ora) questa breve parentesi di post dedicati a libri e letture - è estate, che altro vuoi fare a parte lavorare? - con Il Palazzo della Mezzanotte di Carlos Ruiz Zafón (Mondadori):
«Dovevamo ancora imparare che il Diavolo ha creato la gioventù per farci commettere i nostri errori e che Dio ha istituito la maturità e la vecchiaia per consentirci di pagarne il prezzo» (p. 116).
«E in effetti nulla è più difficile da credere come la verità e, al contrario, niente è più seducente della forza della menzogna quanto maggiore è il suo peso. È una legge della vita e starà al vostro giudizio trovare il giusto equilibrio» (p. 125).
«Chi dice che l’infanzia è il periodo più felice della vita è un bugiardo o uno stupido» (p. 145).
«La tattica è l’insieme dei piccoli passi che fai per arrivare in un punto. La strategia sono i passi che fai quando non hai più nessun posto dove andare» (p. 160).
«Un aspide. Questo è l’animale che più somiglia all’uomo. Striscia e all’occorrenza cambia pelle. Ruba e mangia i piccoli delle altre specie quando sono ancora nel nido, ma è incapace di affrontarli in un combattimento a viso aperto. La sua specialità è approfittare della minima opportunità per assestare il suo morso letale. […] Ma perfino questa bestiola, nella sua meschinità, possiede un certo gusto per la poesia, come l’uomo. Anche se, a differenza dell’uomo, non morderebbe mai un suo simile. Un fidetto, non credi? Magari è proprio per questo che ha finito per essere usata per il divertimento dei curiosi negli spettacoli di strada dei fachiri. Il serpente non è ancora all’altezza del re del creato» (p. 247).

E se ti consigliassi anche queste dagli Appunti di un venditore di donne di Giorgio Faletti (B.C.Dalai Editore)?
«È incredibile come certa gente si arrenda subito. Non sono perdenti, sono quelli che non ci provano nemmeno. E questo li rende protagonisti di qualcosa che è molto peggio di qualunque sconfitta».
«Quando nasci ti tirano a sorte. È solo una questione di culo la pagina dove vai a finire. Da quel punto ci sono poi il bianco e il nero, gli spazi vuoti da cui cacciare le incognite, le lettere pronte a qualunque calligrafia, ognuna nella sua casella con la presunzione di essere importante. Per poi rendersi conto che non è nulla senza tutte le altre.
In fondo è solo questo che siamo: orizzontali e verticali. Una semplice serie di atteggiamenti e di posizioni, parole che si incrociano mentre camminiamo, dormiamo, giochiamo, facciamo l’amore, torniamo a casa con i brividi e cadiamo nel letto ammalati. Finché un giorno tutto si omologa e ci si rende conto che l’enigma, quello che si sta provando a risolvere da tanto e con tanta fatica, non potrà mai essere risolto.
Il resto del tempo è una lunga linea orizzontale» (p. 155). 

venerdì 12 agosto 2011

L'eleganza del riccio

Caro Lettore,
leggi queste da L’eleganza del riccio di Muriel Barbery (Edizioni e/o):
«Per chi ignora l’appetito il primo morso della fame è al contempo una sofferenza e un’illuminazione» (p. 34).
«La fenomenologia mi sfugge, e questo mi è insopportabile» (p. 47).
«In definitiva che una Sabine Pallières usi la punteggiatura a sproposito è una bestemmia tanto più grave in quanto, al contempo, poeti meravigliosi nati in caravan puzzolenti o in baraccopoli nutrono per essa il santo rispetto che è dovuto alla Bellezza. Ai ricchi il dovere del Bello. Altrimenti meritano di morire» (p. 104).
«È ciò che succede in tanti momenti felici della nostra esistenza. Sollevati dal fardello della decisione e dell’intenzione, navigando sui nostri mari interiori, assistiamo ai nostri movimenti come se fossero le azioni di un altro e tuttavia ne ammiriamo l’involontaria eccellenza. Quale altro motivo potrei avere io per scrivere questo, il ridicolo diario di una portinaia che invecchia, se non che la scrittura somiglia all’arte del falciare? Quando le righe divengono demiurghe di sé stesse, quando assisto, come un miracoloso insaputo, alla nascita sulla carta di frasi che sfuggono alla mia volontà e che si imprimono sul foglio mio malgrado, esse mi fanno conoscere quello che non sapevo né credevo di volere, gioisco di questo parto indolore, di questa evidenza non calcolata, e del fatto che seguo senza fatica né certezza, con la felicità delle meraviglie sincere, una penna che mi guida e mi porta» (p. 118).
«Forse essere vivi è proprio questo: andare alla ricerca degli istanti che muoiono» (p. 267).

Le radici del cielo

Caro Lettore,
leggi queste da Le radici del cielo di Romain Gary (Neri Pozza):
«Bisogna che gli uomini riescano a salvare anche le cose che non gli servono per fare suole di scarpe o macchine da cucire, che conservino un margine, una riserva dove potersi rifugiare ogni tanto. Solo allora si potrà incominciare a parlare di civiltà» (p. 82).
«Può darsi che la cosiddetta civiltà consista solo in un lungo sforzo per ingannare gli uomini sul proprio conto» (p. 96).
«Nessuno è mai riuscito a risolvere questa contraddizione: difendere qualcosa di umano insieme agli uomini» (p. 155).
«Lo humour è una dinamite silenziosa ed educata che vi permette di far saltare in aria la vostra condizione ogni volta che ne avete abbastanza, ma nella maniera più discreta e pulita» (p. 248).
«Non bisogna mai disperare. Certo, per far questo bisogna essere matti, ma il primo rettile che ha trascinato il proprio ventre fuori dall’acqua per vivere sulla terra senza polmnoni, e ha provato lo stesso a respirare, era matto anche lui. E da questo a un certo punto è venuto fuori l’uomo. Bisogna sempre tentare il massimo» (p. 370).
«Bisognerà inventare una puntura speciale o delle pastiglie. Finiranno certo per trovarle un giorno o l’altro. Ho sempre avuto fiducia, io. Credo al progresso e un giorno finiranno per mettere in vendita delle pastiglie di umanità. Bisognerà prenderne una al mattino, ancora digiuni, prima di recarsi fra la gente. E allora tutto diventerà più interessante, si potrà perfino fare della politica» (p. 405).
«Però è bello sapere che esiste qualcuno, da qualche parte, che fa quel che si deve fare contro tutto e contro tutti: è una cosa che vi permette di dormire tranquilli» (p. 407).
«Be’, quel tipo era matto anche lui. Completamente suonato. Per questo ci provò. È il nostro antenato, cerchiamo di non dimenticarlo. Non saremmo quel che siamo senza di lui. Sicuro, era uno che aveva del fegato. E anche noi dobbiamo provare, perché questo è il progresso. E a forza di provare, come faceva lui, forse spunteranno anche a noi gli organi necessari, per esempio l’organo della dignità o quello della fratellanza… Meriterebbe davvero di essere fotografato un organo come quello. Ecco perché continuo a dirti di tenere un po’ di pellicola… Non si sa mai» (p. 443).

E, se puoi ancora concedermi del tempo, leggi questa da La Biblioteca dei Morti di Glenn Cooper (Nord):
«Ogni viaggio ha un punto di partenza» (p. 167).

L'arte della gioia

Caro Lettore,
leggi queste da L’arte della gioia di Goliarda Sapienza (Einaudi), un testo che vale la pena affrontare:
«Mai rifiutarsi di vedere i lati sgradevoli della vita; non conoscendoli la realtà li ingigantisce nella fantasia trasformandoli in incubi incontrollabili» (p. 98).
«Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… E poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione. Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel “mio” contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima. E il mio odio crebbe giorno per giorno: l’odio di scoprirsi ingannati» (p. 135).
«Non c’è niente da fare, come diceva mia madre, ogni dieci anni bisogna rileggere i libri che ci hanno formato se si vuol venire a capo di qualcosa» (p. 310).
«Ma come si deve fare per farvi capire che molti desideri vi vengono inculcati dall’alto per usarvi? Capisco che sia difficile per un povero che deve sfamarsi e imparare a leggere prima di sapere chi è e che cosa vuole. Ma tu, tu hai pane e libri, e non puoi avere scusanti» (p. 379).

L’Orchestra Multietnica di Arezzo con Moni Ovadia

Caro Lettore,
è passato qualche giorno, lo so, ed io sono stato silenzioso. Ma c’era il piacere di scivolare nell’astrusa contemplazione del dolce far niente e… sono scivolato. Vengo a riparare con l’articolo che Alberto Pierini, giornalista de La Nazione, ha pubblicato lunedì 25 luglio recensendo il concerto dell’Orchestra Multietnica di Arezzo con Moni Ovadia. Dopo il testo di Gianni Brunacci su www.informarezzo.it (il post precedente) ancora qualche buona parola sulla fatica che ci tocca fare per portare avanti un sogno. Fa piacere! Buona lettura!


E non dimenticarti, in merito al concerto dell'OMA con Moni Ovadia, di vedere e ascoltare lo speciale di Mila Arbia, con la regia di Gianni Vukaj, realizzato per Telesandomenico e pubblicato su YouTube!